28 Settembre 2015

Arriva l’olio nuovo Made in Italy, +30% produzione e qualità ottima

È già iniziata, con anticipo di almeno una settimana in Italia, la raccolta delle olive Made in Italy che quest’anno vedrà un aumento stimato in oltre il 30% della produzione di olio rispetto al 2014, con una qualità ottima per l’andamento climatico favorevole.  Al via la campagna olivicola, che mette in moto un settore che può contare su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno, con un fatturato di circa 2 miliardi di euro e un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Numeri che fanno dell’Italia il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, ma anche il primo paese per numero di oli a Denominazione di origine protetta (Dop), ben 43.

L'extravergine fresco del nuovo raccolto esprime al meglio le note proprietà organolettiche, antiossidanti  e nutrizionali che tendono a deperire nel tempo. Rispetto allo scorso anno, uno dei più neri della storia dell’olivicoltura italiana, con poco più di 300mila tonnellate d’olio, la produzione 2015 dovrebbe risalire a circa 400mila tonnellate, pur rimanendo sotto la media storica (intorno alle 500mila tonnellate). In compenso la qualità delle olive è ottima, grazie anche al caldo che ha limitato gli attacchi della mosca olearia. Proprio la mosca era stata, assieme al maltempo, una delle cause del crollo produttivo fatto registrare lo scorso anno, il peggiore mai vissuto dall’olivicoltura Made in Italy. In totale si era registrato un crollo che in alcune regioni è arrivato anche oltre il 50%.

Il problema è che la scarsa produzione dello scorso anno ha favorito le importazioni dall’estero, che nel primo semestre del 2015 hanno visto l’arrivo di 321mila tonnellate di olio straniero, con un vero e proprio boom dalla Tunisia, dove le importazioni sono addirittura cresciute del 748% nel giro di un anno. “Una situazione che” rivela il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo “rischia di peggiorare ulteriormente, dopo il via libera annunciato dalla Commissione Europea all’aumento del contingente di importazione agevolato di olio d’oliva dal paese africano verso l’Unione Europea fino al 2017, aggiungendo ben 35mila tonnellate all'anno alle attuali circa 57mila tonnellate senza dazio, già previsti dall'accordo di associazione UE-Tunisia”. Una decisione sulla quale è giustamente intervento anche il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, affermando che “non si deve danneggiare l’economia agricola nazionale.”

Aumenta così infatti il rischio che vengano spacciati come Made in Italy prodotti di altri Paesi. L’Italia è il primo importatore mondiale di oli di oliva, che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive Made in Italy o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.

Sotto accusa è la mancanza di trasparenza, nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal 1 luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è però quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte obbligatorie per legge:

  • miscele di oli di oliva comunitari
  • miscele di oli di oliva non comunitari
  • miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari.

La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente, in attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione, per non cadere nella trappola del mercato.