Recentemente è stata svolta un’indagine condotta da Wired e IBM Italia, in collaborazione con noi di Coldiretti Giovani Impresa, che ha avuto lo scopo di misurare il tasso di innovazione del settore, mappando l’uso delle soluzioni tecnologiche applicate all’agricoltura. Agrinnova: come la leva digitale sta cambiando l’agribusiness – questo il nome della ricerca , tramite analisi dei dati a cura di Voices from the Blogs - su 429 imprese italiane iscritte alla Confederazione, ha potuto constatare che quelli che noi oggi chiamiamo agricoltori 2.0, hanno un alto grado di scolarizzazione e provengono da altri mondi; si tratta, in effetti, di giovani e donne con una spiccata propensione verso il progresso e l’innovazione, a prescindere da quello che la loro azienda produce o dal fatturato.
Sempre nel corso della ricerca, è emerso che l’80% delle aziende intervistate riconosce nella tecnologia lo strumento più utile per:
insomma, la tecnologia è diventata un elemento indispensabile per ottenere una produzione sostenibile, destinata a valorizzare la biodiversità, le specificità territoriali, la qualità e la sicurezza degli alimenti, tutti valori sostenuti da sempre e quotidianamente, dai nostri giovani agricoltori.
L’innovazione e il progresso sembrano essere i motori che muovono questo nuovo modo di intendere l’agricoltura:
E ancora:
il 93% è consapevole dell’importanza di investire in marketing e comunicazione, anche se solo il 7% ha sinora realizzato investimenti in tal senso, così come in formazione e competenze specializzate.
Altra area di potenziale crescita è, come già fatto notare, l’e-commerce, perché a fronte di un 73% presente su web e social solo il 28% delle aziende agricole dispone di una piattaforma per il commercio elettronico.
Limitata è anche la propensione all’export e all’internazionalizzazione: il 98% ha come mercato di riferimento l’Italia seppur il 35% guardi già all’Europa.
A crederci maggiormente sono le aziende gestite dagli imprenditori agricoli under 35, le quali hanno un maggior numero di dipendenti e raggiungono un utile più alto. Inoltre, questa emergente classe di imprenditori si dimostra più sensibile ai temi della sostenibilità, sostenendo di recuperare gli scarti di lavorazione, di utilizzare l’energia rinnovabile, di ridurre i consumi energetici e di prestare attenzione alle pratiche colturali non invasive.
Altro elemento emerso dallo studio, è la stretta relazione tra innovazione e creatività: l’81,9% degli intervistati realizza soluzioni nuove nella creazione di prodotti (36,3%), la rivitalizzazione di quelli esistenti (21,3%) e l’immissione in mercati diversi (13,7%). Il che si traduce anche in un minore utilizzo delle risorse idriche, di energia e sostanze chimiche che possono essere un pericolo per la salute umana e ambientale.
Le sorprese, però, non finiscono qui. Se si guarda, infatti, alle tecnologie impiegate nelle campagne italiane, si scopre che i droni per il controllo dei campi e dei terreni sono i più utilizzati. L’84% del campione è infatti a conoscenza delle potenzialità degli aeromobili a pilotaggio remoto, poiché particolarmente indicati per il monitoraggio e gli interventi di precisione sulle coltivazioni.
Molto apprezzate infine sono le tecniche di impiego dei sensori sul campo (52,2%) e della digital agronomist (50,1%) pur essendo il loro impiego ancora molto un limitato a livello di singole aziende. Anzi, nella maggior parte dei casi tale possibilità è esclusa. La tecnologia su campo è invece tra le più impiegate, insieme ai Big Data per il farming (8,4%).
Poco conosciuti e scarsamente impiegati invece il co-living e il co-working, elementi che altrove si stanno dimostrando facilitatori dei processi innovativi.
“Il nostro agroalimentare – ha dichiarato Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di IBM Italia - ha di fronte sfide affascinanti e possibilità di sviluppo inimmaginabili sino a pochi decenni fa. Il fatto che una nuova generazione di operatori riconosca ai processi di innovazione, significato e dignità è quindi un buon segnale. Da un lato abbiamo unicità ed eccellenze da preservare, e da far emergere sui mercati internazionali, dall’altro pratiche da adottare per un migliore ritorno economico, per la sostenibilità ambientale e la sicurezza dell’intera filiera. Tradizione e digitale possono non solo convivere, ma alimentarsi l’una con l’altro, come ci insegnano tanti casi in giro per il mondo”.
“Oggi l’agricoltura è sinonimo di contemporaneità - afferma Maria Letizia Gardoni, Presidente dei Giovani di Coldiretti - perché sa interpretare le nuove tecnologie, è in grado di affrontare le sfide della sostenibilità e continua a offrire sempre nuove opportunità. E’ l’agricoltura moderna inscritta nel modello di sviluppo proposto da Coldiretti, fatto di identità, prossimità e durabilità; il modello che soprattutto i giovani hanno saputo far proprio grazie anche a una rivisitazione in chiave digitale. Stiamo vivendo una rivoluzione epocale nelle nostre campagne, che contribuirà a sancire, ancora di più, il grande valore aggiunto dell’agroalimentare made in Italy”.
“Grazie alle tecnologie digitali - aggiunge Federico Ferrazza, direttore di Wired - l'Italia può giocare un ruolo di primo piano nel mondo. Non penso alla nascita di nuovi social media o gadget Made in Italy, ma alla crescita e alla valorizzazione – attraverso il digitale – delle eccellenze italiane, tra cui sicuramente l'agricoltura, ovvero il pilastro degli alimenti e del cibo per cui il nostro Paese è conosciuto in tutto il pianeta. È confortante, quindi, che molti imprenditori di questo settore – come emerge dalla ricerca – usino l'innovazione (per esempio i droni per monitorare i campi, i dati per interpretare l'andamento dei raccolti, i sensori per l'agricoltura di precisione) per migliorare i loro prodotti”.