13 Febbraio 2017

Terremoto, in Abruzzo danni per 52milioni di euro e specialità a rischio

Pecorino di Farindola, Caciocavallo abruzzese, mortadella di Campotosto, Caciofiore aquilano, Scamorza abruzzese, Ventricina teramana, Salame aquila, queste solo alcune delle specialità che rischiano di scomparire a causa del terremoto e del maltempo che, negli ultimi mesi, si sono abbattuti sul Centro Italia.

Questo è quanto è emerso dalla mobilitazione degli agricoltori e degli allevatori abruzzesi che si sono dati appuntamento oggi in provincia di Teramo nell’azienda agricola San Vincenzo (Salumieri di Castel Castagna) dove sono morti circa 3mila animali e crollate le stalle per denunciare la situazione drammatica in cui versano le campagne abruzzesi. Ad essere colpita dal terremoto è stata soprattutto l’attività di allevamento che ora rischia concretamente di scomparire; solo in Abruzzo, infatti, ammontano a 52 milioni di euro i danni subiti dalle aziende agricole e dalle stalle a cui si somma una vera strage con diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto delle scosse, della neve e del gelo. “E’ determinante intervenire sulla semplificazione e sulla velocizzazione delle procedure in una situazione in cui, a più di 5 mesi dalle prime scosse di terremoto, sono state montate e rese operative nelle regioni colpite appena il 15% delle stalle mobili previste”, ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che l’ultimo decreto sul terremoto rende disponibili “circa 35 milioni di euro di aiuti diretti per il mancato reddito delle imprese di allevamento da erogare entro febbraio”. Un sostegno per animale allevato per un importo stabilito in 400 euro a capo bovino e 60 euro per ogni pecora posseduta prima del sisma. Ma aiuti sono previsti anche per il settore suinicolo e per quello equino secondo quanto riferimento dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

Per affrontare questa drammatica emergenza Coldiretti, sotto il coordinamento di una apposita task force, ha avviato numerose iniziative,  dalla campagna “dona un ballone di fieno” per garantire l’alimentazione degli animali a quella “adotta una mucca o una pecora” per dare ospitalità a pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle ma anche l’ospitalità nei mercati di Campagna Amica in altre Regioni per consentire ai produttori di vendere i propri prodotti dopo lo spopolamento forzato dei Paesi colpiti. Uno di questi mercati è quello del Circo Massimo in Via San Teodoro a Roma, in questi giorni al centro di una protesta a causa della decisione della Giunta Capitolina di chiuderlo in attesa che venga pubblicato un bando per l’assegnazione dei locali, rifiutandosi altresì di concedere una proroga e permettere agli agricoltori di continuare a vendere i propri prodotti.

“Agire tempestivamente, ha dichiarato Maria Letizia Gardoni delegata nazionale Coldiretti Giovani, significa in primo luogo tutelare un vero e proprio patrimonio culturale del paese, oltre che un’opportunità produttiva e occupazionale insostituibile”.

Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento”, ha precisato Moncalvo nel sottolineare l’esigenza che “la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo”.