20 Aprile 2015

Xylella fastidiosa: 1 miliardo di danni da parassiti alieni

È emergenza non solo per la strage di ulivi nel Salento causata dal batterio di Xylella fastidiosa, proveniente dal Costa Rica: ammontano a circa 1 miliardo di euro i danni alle coltivazioni Made in Italy provocati dall’invasioni di parassiti alieni, originari di altri continenti. Dalla Popillia japonica alla Drosophila suzukii fino all’Aetina tumida, sono numerosi i parassiti importati con l’intensificarsi degli scambi commerciali extracomunitari, che sono arrivati in Italia e hanno trovato un habitat favorevole a causa dei cambiamenti climatici. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti realizzata in vista dell’eminente Expo 2015, dalla quale si evidenzia che a rischio ci sono i simboli dell’agricoltura italiana - dall’ulivo al pomodoro, dagli agrumi al castagno, dalle ciliegie ai mirtilli, ma anche le piante ornamentali come le palme e perfino le api.
Sono già iniziati gli abbattimenti degli ulivi colpiti dal batterio di Xylella fastidiosa, con attività di potatura, trinciatura, sarchiatura e aratura dei terreni, necessarie per creare un ambiente sfavorevole alla sputacchina, l’insetto vettore del batterio.

A preoccupare è anche l’ultimo arrivato in Italia, la Popillia japonica. Questo coleottero, originario del Giappone, è stato individuato per la prima volta in Lombardia, dove si teme per l’attacco ai pomodori, di cui ha già fatto strage negli Usa per una spesa, secondo il dipartimento di Agricoltura, di più di 460 milioni di dollari all’anno per gli interventi di controllo. Le larve del coleottero Popillia japonica si trasformeranno a fine maggio in scarabeidi, lunghi circa 12 millimetri, con torace verde-dorato brillante, con la possibilità di attacco a ben 295 specie vegetali, di cui almeno 100 di forte interesse economico – come il mais, la vite, il pomodoro, i meli, i fiori.
Se si teme per il futuro del pomodoro italiano, le castagne hanno invece già pagato un conto salatissimo con una produzione scesa al minimo storico, ben al di sotto dei 18 milioni di kg registrati lo scorso anno e pari ad appena 1/3 di quella di 10 anni fa. La colpa è del cinipide galligeno del castagno proveniente dalla Cina, il Dryocosmus kuriphilus, che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni, contro il quale è stata avviata una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e l’accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, il suo antagonista naturale, anche se ci vorrà molto tempo per ottenere un adeguato contenimento.
Danni incalcolabili sono stati causati anche dalla Drosophila Suzukii, il moscerino killer di provenienza asiatica molto difficile da sconfiggere, che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva, soprattutto in Veneto.

La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, agrumi e millefiori è quasi dimezzata nel 2014, sia a causa del maltempo che per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api, che mangia il miele, il polline e soprattutto la covata, annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l'alveare. Si tratta del coleottero Aethina Tumida della famiglia dei Nititulidi, che aveva già invaso il Nord America alla fine degli anni '90 provocando ingenti danni, diretti ed indiretti, poiché il venir meno delle api sul territorio comporta conseguenze anche per gli agricoltori per la carenza d’impollinazione delle colture agrarie. E se gli agrumi della Sicilia sono stati gravemente attaccati dalla Tristeza (Citrus Tristeza Virus), che ha indebolito oltre il 30% delle coltivazioni, centinaia di migliaia di piante di kiwi del Lazio e Piemonte sono state letteralmente sterminate dalla batteriosi del kiwi (Pseudomonas syringae pv. Actinidiae), mentre melo e pero in Emilia sono stati colpiti dal colpo di fuoco batterico (Erwinia amylovora). C’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus, originario dell’Asia, che ha fatto strage di decine di migliaia di palme, dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e dimostrandosi da allora un vero flagello, colpendo il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.

Per difendere il patrimonio del Made in Italy agroalimentare è necessario rafforzare gli strumenti di intervento per sostenere i produttori fortemente danneggiati, ma è anche necessario potenziare la ricerca per la prevenzione. Fondamentali sono certamente i controlli sulle importazioni e la lotta al commercio irresponsabile, come conferma la Relazione annuale di Europhyt, il sistema comunitario di notifica fitosanitaria che opera nei 28 stati membri UE più la Svizzera. Nell’ultimo anno sono state intercettate ben 6957 partite di piante, parti di piante, prodotti ortofrutticoli e materiali di imballaggio in legno, delle quali il 95% provenienti da Paesi extracomunitari, che non rispettavano le normative fitosanitarie comunitarie. In 2483 partite, circa 1/3 dei casi, sono stati trovati insetti, funghi, batteri o virus. I prodotti ortofrutticoli rientrano tra le categorie più a rischio, con prodotti come i mango, zucca, basilico, melanzana, guava e peperone, provenienti da India, Pakistan, Ghana, Repubblica Dominicana, Cambogia, Sri Lanka, Kenya e Bangladesh.