28 Febbraio 2017

Terremoto, il Papa acquista i prodotti dalle zone colpite

Dal pecorino di Amatrice di Antonio Aureli titolare di un allevamento con azienda biologica e caseificio con 400 pecore ai legumi storici farro e roveja recuperati dalle coltivazioni, a Sandro Severini a Norcia da dove vengono anche le eccellenze casearie di Giustino Graziosi e Giuliano Cetorelli: questi sono solo alcuni degli agricoltori e degli allevatori che hanno accolto con gioia e sorpresa la visita dell'Elemosineria Apostolica che su  indicazione del Papa, ha acquistato prodotti alimentari tipici delle aree colpite dal sisma, che sono stati distribuiti a diverse mense caritative di Roma.

Lo si rende noto con immensa gratitudine nel sottolineare che il gesto del Santo Padre è un messaggio di grande incoraggiamento, che aiuta a tenere alto il morale di una comunità ferita, ma che non vuole arrendersi. Un invito a ricordare che il terremoto ha colpito un territorio prevalentemente agricolo e con diversi allevamenti, che hanno bisogno di essere sostenuti concretamente affinché la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia. “La delegazione pontificia – ha spiegato Antonio Aureli di Amatrice - ha comprato dieci forme del nostro pecorino. Si sono informati sulle nostre difficoltà, gli ho spiegato che qui lavoriamo soltanto il nostro latte. Alla fine della visita, prima di andare via, i sacerdoti hanno impartito la benedizione al personale e al bestiame”. Aureli non ha mai interrotto la sua attività nonostante le scosse abbiano causato un forte calo della produzione di latte per lo stress cui è stato sottoposto il bestiame dallo scorso agosto ad oggi.

A sei mesi dalle prime scosse sismiche, si stima che non più del 15% degli animali sfollati possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e si conta una vera strage con oltre diecimila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del sisma . L’effetto congiunto di terremoto e neve ha fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo e ad oggi, diversi allevatori non sanno ancora dove ricoverare il bestiame sopravvissuto e che corre il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti. In questo momento si rende necessario colmare i ritardi accumulati nella realizzazione delle nuove stalle, ma anche completare gli allacci della luce e dell’acqua nelle strutture già consegnate. In attesa delle nuove casette nei paesi abbandonati anche per l'esodo forzato, si registra anche il crollo del 90% del mercato che fa morire l’economia locale con gli agricoltori e gli allevatori rimasti che, per sopravvivere, sono costretti a cercare canali alternativi dove vendere i prodotti salvati dalle macerie.