13 Aprile 2017

Riso: un pacco su quattro è straniero, ma non si vede

Sono già quasi un migliaio gli agricoltori e le mondine che hanno lasciato le risaie delle principali regioni di produzione, dalla Lombardia al Veneto, dall’Emilia al Piemonte, per manifestare nella Capitale con cartelli, striscioni e sacchi di riso. Sotto accusa le speculazioni e gli inganni che mettono a rischio il primato dell’Italia in Europa come si legge negli striscioni “Da risaia a tavola prezzo aumenta di 5 volte, basta speculazioni” ma anche “+346% import riso da Vietnam, è invasione”. Al centro della protesta #SosRisoItaliano ci sono anche le condizioni di sfruttamento del lavoro, l’inquinamento ambientale e i rischi per la salute dei prodotti importati low cost dall'Oriente dove sono ammessi pesticidi vietati in Europa da decenni. Per combattere la concorrenza sleale gli agricoltori chiedono che ai prodotti importati vengano fatte rispettare le stesse regole di quelli nazionali che devono essere riconoscibili con un sistema trasparente di etichettatura di origine. “Basta inganni, subito l’etichetta di origine del riso” ha urlato con il megafono il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. “Ci vogliono 3 chili di risone per comperare un caffè” dicono gli agricoltori che hanno provocatoriamente pagato caffè e cappuccino con il baratto nei bar circostanti il Ministero delle Politiche Agricole dove è in corso un incontro di settore con il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, dal quale sono attese importanti novità.

Dall’aumento del 346% degli arrivi dal Vietnam al +34% dalla Thailandia, mai così tanto riso straniero è arrivato in Italia come nel 2016, con una vera invasione da Oriente da cui proviene quasi la metà delle importazioni che hanno raggiunto il record storico di 244 milioni di chili. E’ quanto emerge dal Dossier #SosRisoItaliano elaborato dalla Coldiretti su dati Istat, dalla quale emerge che grandi quantità sono arrivate anche da:

  • India (34 milioni di chili)
  • Pakistan (25 milioni di chili)
  • Cambogia (17 milioni di chili).

Un’invasione che ha scatenato appunto la protesta degli agricoltori che in queste ore stanno manifestando davanti al Ministero delle Politiche agricole. Il risultato è che un pacco di riso su quattro è straniero, ma il consumatore non lo può sapere e non è in grado di fare scelte di acquisto consapevoli, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza. Sotto accusa è l’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (Tutto tranne le armi), con il riso lavorato importato in Europa senza essere sottoposto a dazi che è passato dal 35% del 2008/2009 al 68% del 2015/2016, secondo l’analisi di Coldiretti. Un regalo alle multinazionali del commercio che sfruttano il lavoro anche minorile e impiegano intensivamente prodotti chimici vietati in Europa con danni sulla salute e sull’ambiente. Un pericolo che riguarda anche i consumatori italiani ed europei con le importazioni extracomunitarie che hanno fatto scattare ben 11 allerte sanitarie da contaminazione per il riso e i prodotti a base di riso in Europa secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati del sistema di allarme rapido comunitario (RASFF). Le partite fuorilegge pericolose per la salute dei cittadini riguardano la presenza irregolare di residui antiparassitari, di aflatossine cancerogene o altre tossine oltre i limiti, infestazioni da insetti, livelli fuori norma di metalli pesanti o la presenza di OGM proibiti in Italia e in Europa. Le importazioni sconsiderate di riso lavorato Indica dall’Oriente stanno facendo crollare la produzione in Italia, dove le semine si spostano sulla varietà japonica con gravi squilibri di mercato che spingono nello stato di crisi anche questo segmento produttivo.
“Il riso Made in Italy è una realtà da primato per qualità, tipicità e sostenibilità che va difesa con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, il blocco delle importazioni da Paesi che non rispettano le stesse normative vigenti in Italia in termini di caporalato, di rispetto ambientale e di impiego di prodotti chimici pericolosi per la salute, ma anche con l’avvio di accordi di filiera e di formule assicurative sui ricavi a difesa del reddito” ha affermato il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “Servono pero’ anche interventi comunitari tempestivi ed efficaci nei confronti delle importazioni incontrollate, che prevengano il rischio di perdite economiche per i risicoltori e non agiscano quando i danni si sono già verificati. In tal senso è necessario attivare la clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi”.