3 Novembre 2016

Mafia: dal campo alla tavola prezzi moltiplicati del 300%

Il lungo braccio della mafia colpisce anche l’ortofrutta sottopagata agli agricoltori su valori che non coprono neanche i costi di produzione, ma con prezzi che si moltiplicano fino al 300% dal campo alla tavola, anche per effetto del controllo monopolistico dei mercati operato dalla criminalità organizzata in certe realtà territoriali. È quanto si afferma nel commentare l’operazione della Dia sulle infiltrazioni della mafia sul patto tra casalesi e clan Riina nel settore agroalimentare, dove si stima che il volume d'affari complessivo annuale delle agromafie sia salito 16 miliardi di euro, in netta controtendenza rispetto alla fase recessiva del Paese perché la criminalità organizzata trova terreno fertile proprio nel tessuto economico, indebolito dalla crisi.

I punti più sensibili per le infiltrazioni della mafia sono costituiti da:

  • Servizi di trasporto su gomma dell’ortofrutta da e per i mercati
  • Imprese dell’indotto (estorsioni indirette quali ad esempio l’imposizione di cassette per imballaggio)
  • Falsificazione delle tracce di provenienza dell’ortofrutta (come la falsificazione di etichettature: così, prodotti del Nord-Africa vengono spacciati per comunitari)
  • Livello anomalo di lievitazione dei prezzi per effetto di intermediazioni svolte dai commissionari mediante forme miste di produzione, stoccaggio e commercializzazione, secondo la Direzione Nazionale Antimafia.

Mettendo le mani sul comparto alimentare, le mafie hanno infatti la possibilità di affermare il proprio controllo sul territorio.

Potendo contare costantemente su una larghissima e immediata disponibilità di capitale e sulla possibilità di condizionare parte degli organi preposti alle autorizzazioni e ai controlli, la mafia si muove con maggiore facilità rispetto all’imprenditoria legale. Per raggiungere l’obiettivo, i clan ricorrono a tutte le tipologie di reato tradizionali: usura e racket estorsivo, ma anche a furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine o danneggiamento delle colture con il taglio di intere piantagioni. Attraverso i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione, impongono la vendita di determinate marche e determinati prodotti agli esercizi commerciali che, a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente. Non solo i clan della malavita si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano - distruggendo la concorrenza ed il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta - ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto.