29 Gennaio 2015

Made in Italy: pizza patrimonio dell’umanità, raccolte 200.000 firme

Sono state consegnate al Presidente della Commissione Italiana Unesco, Prof. Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma in piazza Firenze, le oltre 200mila adesioni della petizione per chiedere l'inserimento dell'Arte della Pizza nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità. La campagna lanciata sulla piattaforma Change.org è stata supportata da Coldiretti, insieme all'Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell'ex ministro dell'Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio. Tra le firme consegnate spiccano i nomi di Roberto Moncalvo, Presidente della Coldiretti, Franco Manna, Presidente di Rossopomodoro, Jimmy Ghione, il Sottosegretario al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali Giuseppe Castiglione e il Presidente dell’Adusbef Elio Lannutti.

Partita a settembre dal Napoli Pizza Village, la raccolta firme ha fatto il giro d’Italia, raccogliendo le adesioni di numerosi esponenti politici: Maurizio Martina (Ministro delle Politiche Agricole), Stefania Giannini (Ministro dell'Istruzione), Gianluca Galletti (Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare), Nicola Zingaretti (Presidente della Regione Lazio), Mario Oliviero (Presidente della Regione Calabria), Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte), Roberto Maroni (Presidente della Regione Lombardia), Piero Fassino (Sindaco di Torino), Federico Pizzarotti (Sindaco di Parma), Enzo Bianco (Sindaco di Catania), Nunzia De Girolamo (Capogruppo NCD alla Camera), Loredana De Petris (Presidente del gruppo misto Sel al Senato), Vittorio Sgarbi (Assessore dei Verdi al Comune di Urbino), Massimo Bray (ex Ministro dei Beni e delle attività culturali), Michele Valensise (Segretario generale del Ministero degli Affari Esteri) e Sebastiano Cardi (Ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite). La lista continua con il Segretario generale della CEI, Nunzio Galantino, e molti giornalisti come Alberto Bilà, Alessandro Cecchi Paone, Daria Bignardi, Emilio Casilini, Luciano Pignataro, Luigi Vicinanza, Oliviero Beha e Roberto Arditti. Hanno sostenuto la petizione anche Oscar Farinetti, Fondatore di Eataly, e personaggi del mondo dello spettacolo, tra cui il regista Gabriele Muccino, il cantautore Renzo Arbore, l’attrice Luciana Littizzetto, Ilary Blasy, Eugenio Bennato, Frank Carpentieri di Made in Sud e Giorgio Panariello. Tra gli sportivi, hanno firmato i calciatori Totò di Natale, Fabio Quagliarella, ma anche l’intera squadra del Pisa. La petizione è arrivata fino a Londra e a New York, ottenendo la firma di Lidia e Joe Bastianich, Bud Spencer e Natalia Quintavalle, Console generale dell'Italia a New York.

“Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l'Italia, che è il Paese dove è più radicata la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che “è chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”. Un rischio particolarmente diffuso all’estero, ma che coinvolge sempre più spesso anche il Bel Paese. Si stima che in Italia quasi 2 pizze su 3 (63%) siano ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di km di distanza, senza alcuna indicazione per i consumatori. “Troppo spesso” conclude Moncalvo “viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est Europa, pomodoro cinese o americano, invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano, e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale”.

“Quando un prodotto diventa globalizzato” dichiara Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde “il rischio è che se ne perda l'origine, ed è proprio il caso dell’arte della pizza. Con la consegna delle firme abbiamo chiesto al Prof. Giovanni Puglisi di indicare l’arte della pizza napoletana come proposta italiana per l’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. In questo modo potremmo difendere le origini della pizza e anche il Made in Italy. Per questo primo traguardo raggiunto, ringrazio oltre la piattaforma Change org, che ci sta sostenendo anche negli Usa, la grande mobilitazione di Coldiretti che ha consentito un’imponente raccolta firme, la catena Rossomopodoro, che ha avviato una campagna di adesioni in tutti i suoi punti vendita nel mondo, e la mobilitazione dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, che ha coinvolto tantissimi pizzaioli”.

Dal 1 maggio 2015 l’Italia ospiterà l’Expo Universale, dedicata all’agricoltura e alla sostenibilità, il cui motto è appunto Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. È importante che nel marzo 2015 l’Italia, sbloccando la pratica rimasta ferma dal marzo 2011, formalizzi al Comitato Intergovernativo dell’UNESCO la candidatura dell’Arte della Pizza. Un’iniziativa importante per rendere onore al prodotto della tradizione italiana che è sicuramente il più conosciuto al mondo, nella certezza che tal misura contribuirebbe a garantire l’origine italiana degli ingredienti e la qualità igienico-sanitaria nella preparazione.

L’iniziativa per rendere la pizza patrimonio dell’umanità è stata accolta e promossa da tantissimi giovani di Coldiretti, che si sono attivati per far conoscere la petizione e raccogliere le firme in tutte le regioni d’Italia, con punti informativi organizzati davanti alle università, ai palazzetti dello sport, agli stadi di Napoli, Bari e Palermo, e numerosi altri luoghi di ritrovo.
La raccolta firme continua anche nel mese di febbraio nei punti di raccolta e sul sito di Change.org:
Il prossimo evento è previsto il 30 gennaio ad Avellino, con la Pizza No Triv presso il bmode, birrificio, ristorante e pizzeria in via Aldo Pini 10.