16 Ottobre 2019

Giornata mondiale dell’alimentazione, in Italia 1 su 10 non ha da mangiare

In occasione della giornata mondiale dell’alimentazione è allarmante che più di 1 italiano su 10 non ha risorse adeguate per garantirsi una corretta e sana alimentazione, una delle situazioni peggiori all'interno dell’Unione Europa. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Eurostat diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’alimentazione promossa dalla Fao in tutto il mondo il 16 Ottobre.

L’11% della popolazione italiana non può permettersi un pasto adeguato almeno ogni due giorni con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano.  In Europa la percentuale media scende all’8% ma stanno peggio dell’Italia solo Grecia (12%), Lettonia (12%), Ungheria (12%) Romania (16%) e Bulgaria (31%).

Un paradosso se si considera che in Italia sono finiti nel bidone alimenti e bevande per un valore annuale di 16 miliardi di euro che sarebbero più che sufficienti a coprire il deficit alimentare del paese. Non si tratta solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Particolarmente rilevanti a livello nazionale sono gli sprechi domestici che rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell'agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%).

Lo spreco di cibo nelle case degli italiani ammonta ancora a circa 36 kg all'anno pro-capite e vede tra gli alimenti più colpiti verdura e frutta fresca, seguiti da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi. La crescente sensibilità sul tema ha però portato oltre sette italiani su dieci (71%) a diminuire o annullare gli sprechi alimentari adottando nell'ultimo anno strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, ma anche la richiesta della doggy bag al ristorante e la spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più.