14 Ottobre 2016

Giornata mondiale alimentazione, 4 italiani su 10 mangiano cibi scaduti

Giornata mondiale alimentazione, Fao: all’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, sono stati presentati i risultati della prima indagine sui “Cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” da parte del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e del Presidente di Ixe’ Roberto Weber; da questa presentazione è emerso che più di 4 italiani su 10 (pari al 44%) mangia gli alimenti oltre il limite di tempo indicato nelle confezioni e in particolare il 32% se scaduti da una settimana, l’8% da non più di un mese e il 4% anche di più.

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, nel 2016:  

  • il 33% degli italiani, ha diminuito gli sprechi alimentari
  • il 31% gli ha mantenuti costanti
  • il 25% gli ha addirittura annullati
  • il 7% dichiara di averli aumentati.

Tra chi ha tagliato gli sprechi:

  • il 60% fa la spesa in modo più oculato
  • il 60% utilizzando gli avanzi per preparare altre pietanze
  • il 40% riducendo le quantità acquistate
  • il 48% guardando con più attenzione la data di scadenza
  • il 15% donando in beneficenza.

Un andamento importante, in una situazione in cui in media ogni italiano aveva buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari, durante l’anno precedente. Gli sprechi costano all’Italia 12,5 miliardi che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. Il contenimento degli sprechi è tra gli obiettivi della Giornata mondiale alimentazione della Fao secondo la quale nel mondo, oltre 1/3 del cibo viene perso o sprecato per un totale di circa 1,3 miliardi di tonnellate l'anno. Un obiettivo che non deve pero’ andare a scapito della tutela della salute ed è importante la conoscenza delle informazioni fornite in etichetta con riguardo alla scadenza dei prodotti ed in particolare in merito al diverso significato tra “da consumarsi entro” e “da consumarsi preferibilmente entro il…”.

La dicitura "Da consumarsi entro..." è la data entro cui il prodotto deve essere consumato ed anche  il termine oltre il quale un alimento non può più essere posto in commercio. Tale data di consumo non deve essere superata altrimenti ci si può esporre a rischi importanti per la salute. Si applica ai prodotti preconfezionati, rapidamente deperibili come il latte fresco (7 giorni) e le uova (28 giorni). E’ indicata dal giorno, il mese ed eventualmente l’anno e vale indicativamente per tutti i prodotti con una durabilità non superiore a 30 giorni.

Discorso diverso merita invece il Termine Minimo di Conservazione (TMC) riportato con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro“  che indica la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà organolettiche e gustative, o nutrizionali specifiche, in adeguate condizioni di conservazione, senza con questo comportare rischi per la salute in caso di superamento seppur limitato della stessa. Si sottolinea però che tanto più ci si allontana dalla data di superamento del TMC, tanto più vengono a mancare i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza, ecc.

La durata viene stabilita autonomamente dagli stessi produttori, in base ad una serie di fattori che vanno dal trattamento tecnologico, alla qualità delle materie prime; dal tipo di lavorazione e di conservazione per finire con l’imballaggio. Per questo, non è difficile, durante un controllo commerciale, vedere due prodotti simili, ma di marchio differente con un termine minimo di conservazione diverso. E’ infatti compito di ogni singola azienda effettuare prove di laboratorio sui propri prodotti, per misurare la crescita microbica e valutare dopo quanti giorni i valori organolettici e nutrizionali cominciano a modificarsi in modo sostanziale.