8 Ottobre 2014

Crisi: con olio Sagra ai cinesi, addio a marchi da 10 Mld

Con la vendita della maggioranza del Gruppo oleario toscano Salov, proprietario dei marchi Sagra e Filippo Berio, si supera di 10 miliardi il valore dei marchi storici dell’agroalimentare italiano, passati in mani straniere dall’inizio della crisi, che ha favorito un’ escalation nelle operazioni di acquisizione del Made in Italy a tavola.

E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione all’acquisizione operata in Italia dal Gruppo cinese Yimin, una sussidiaria del Gruppo Bright Food. Con questa operazione il mercato dell’olio d’ oliva Made in Italy diventa sempre più straniero dopo l’acquisizione di Bertolli, Carapelli e Sasso  da parte del fondo statunitense CVC Capital Partners, che lo ha “strappato”  al gruppo spagnolo SOS. Un’ esclation che, purtroppo, non riguarda solo l’olio poiché nel 2014 l'antico Pastificio Lucio Garofalo, ha siglato un accordo preliminare per l'ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid.

La presenza cinese nell’agroalimentare in Italia, fa segnare un precedente nelle campagne toscane nel 2013, con l’acquisto da parte di un imprenditore cinese della farmaceutica di Hong Kong per la prima volta di un’azienda vitivinicola agricola nel Chianti, terra simbolo della Toscana per la produzione di vino: l’azienda agricola Casanova - La Ripintura, a Greve in Chianti, nel cuore della Docg del Gallo Nero. Nello stesso anno c’è stata la cessione da parte della società Averna dell’intero capitale dell’azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz.  Si è anche verificato il passaggio di mano del 25% della proprietà del  riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods.

Nel 2012 la Princes Limited (Princes), una controllata dalla Giapponese Mitsubishi, ha siglato un contratto con AR Industrie Alimentari SpA (ARIA), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata Princes Industrie Alimentari SrL (PIA), controllata al 51% dalla Princes, mentre il marchio Star, passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo Agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in Gallina Blanca Star al 75%.

Infine, è volata in Inghilterra la Eskigel che produce  gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop). Nel 2011 la società Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard; la francese Lactalis è stata, invece protagonista - sottolinea la Coldiretti – dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino; il 49% di Eridania Italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco Sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food Group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo a rischio numerosi posti di lavoro.

Nel 2010 il 27 per cento del gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni Industria Casearia S.p.A fondata nel 1823 che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e Grana Padano è stato acquisito dalla francese Bongrain Europe Sas e la Boschetti Alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95%. L’anno precedente, nel 2009, è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari spa, che è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl, la quale fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata. Nel 2008 è iniziata la cessione di Rigamonti salumificio spa, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International, mentre la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis.

Con l’inizio della si è dunque verificata un’ accelerazione nel processo di cessione dei marchi storici del Made in Italy che nell’agroalimentare era già in fase avanzata. Nel 2006 la Galbani era entrata in orbita Lactalis, ma lo stesso anno gli spagnoli hanno messo le mani pure sulla Carapelli, dopo aver incamerato anche la Sasso appena dodici mesi prima. Nel 2005 la francese Andros aveva acquisito le Fattorie Scaldasole, che in realtà parlavano straniero già dal 1985, con la vendita alla Heinz. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all'azienda sudafricana SABMiller,  e Invernizzi, di proprietà dal 1985 della Kraft e ora finita alla Lactalis.

Negli anni Novanta erano state Locatelli e San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè, anche se poi la prima era stata girata alla solita Lactalis (1998). Nel 1995 la Stock, venduta alla tedesca Eckes A.G, è stata acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital Management, che lo scorso anno hanno chiuso lo storico stabilimento di Trieste per trasferire la produzione in Repubblica Ceca. La stessa Nestlè possedeva già dal 1993 il marchio Antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.  “I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità.