27 Aprile 2016

Consumi alimentari, salute a rischio con riduzione dieta mediterranea

La crisi ha tagliato i consumi alimentari, ma ha anche profondamente modificato le abitudini degli italiani che sono stati costretti a dire addio ai prodotti base della dieta mediterranea: dall’olio al vino, dall’ortofrutta alla pasta fino al pane, sceso al minimo storico all’unità d’Italia, con pericolosi effetti per la salute. È quanto emerge da un'analisi di Coldiretti, diffusa in occasione del rapporto Osservasalute, che prende in esame la spending review degli italiani nel carrello della spesa a partire dal 2008, con l’inizio della crisi.

Il crollo più pesante nei consumi alimentari si è avuto per l’olio di oliva, riconosciuto unanimemente come elisir di lunga vita, con acquisti in calo del 25% e consumi a persona scesi a 9,6 kg all’anno, dietro Spagna (10,4 kg) e Grecia, che con 16,3 kg domina la classifica. Anche per il vino si è avuto un forte contenimento, con una riduzione nello stesso periodo del 19% nei consumi che adesso si aggirano complessivamente attorno ai 20,5 milioni di ettolitri, tanto che l'Italia è stata raggiunta sul podio dei principali paesi consumatori mondiali di vino dalla Germania.

Molto preoccupante è la situazione per la frutta e verdura fresca poiché, per effetto di un calo del 7% i consumi per persona, si sono fermati a poco più di 130 kg all’anno, che equivalgono a non più di 360 grammi al giorno rispetto ai 400 grammi consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma soprattutto -si è ancora molto distanti da un’altra delle importanti raccomandazioni sugli stili alimentari, che riguarda il numero di porzioni di frutta e verdura assunte ogni giorno: in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore a 3 anni consuma quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura.

In calo inoltre il consumo di pasta, anche se gli italiani restano i maggiori consumatori con un quantitativo di circa 26 kg all’anno a persona, che è 3 volte superiore a quella di uno statunitense, di un greco o di un francese, 5 volte superiore a quella di un tedesco o di uno spagnolo e 16 volte superiore a quella di un giapponese. Non è però mai stato così basso il consumo di pane nel nostro Paese, che è sceso al minimo storico per un quantitativo di circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona.

Un trend negativo rispetto al quale si è però assistito nel 2015 a una significativa inversione di tendenza,un deciso orientamento a privilegiare cibi salutari per una maggiore consapevolezza dello stretto rapporto tra alimentazione e benessere con un aumento degli acquisti di alcuni prodotti della dieta mediterranea:

  • +5% per il pesce
  • +19% per l’olio di oliva
  • +5% cper la frutta
  • +3% per gli ortaggi freschi
  • +1% per la pasta secca.