22 Giugno 2018

Commercio estero: negoziato UE- Australia stop a falso Made in Italy

Commercio estero, ancora un altro accordo, quello tra UE e Australia, che pericolosamente legittima le imitazioni dei prodotti agroalimentari Made in Italy.  Questa il commento di Coldiretti in riferimento all'avvio a Canberra dei negoziati per un accordo di libero scambio tra l'Unione Europea e l'Australia. “E’ grave che non sia stata prevista in questo caso la ratifica dei parlamenti nazionali nonostante la crescente diffidenza da parte dei Paesi europei nei confronti di questo tipo di accordi”, ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel ricordare la giusta opposizione annunciata di recente dal Governo italiano nel confronti dell’accordo con il Canada (CETA).

In Australia sono molto diffuse le imitazioni dei prodotti agroalimentari più tipici, dal Parmesan “perfect italiano” con bandiera tricolore alla mozzarella, dalla ricotta ai vini come il prosecco fino addirittura ai kit per produrre in casa tipici salumi calabresi e siciliani. Senza dimenticare la preoccupazione per le pratiche enologiche come le miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un “finto rosè". Pratiche queste vietate in Europa ma possibili invece in Nuova Zelanda e in Australia dove è addirittura consentita l’aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri, pratica che in Italia è considerata una vera e propria adulterazione.

Ad allarmare è in generale la nuova stagione degli accordi bilaterali per il commercio estero  inaugurata con il Canada (Ceta) che, per la prima volta nella storia l’Unione Europea, ha legittimato in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall'Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele. Ma è anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. Una strada che è stata poi il riferimento degli accordi conclusi successivamente con Giappone, Singapore e Messico che hanno tutelato una percentuale residuale dei prodotti tipici nazionali mentre pesanti possono essere gli effetti del negoziato in corso con i Paesi del Sud America (Mercosur) dove la produzione locale del “falso” è tra i più fiorenti del mondo.

E’ salito ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.