10 Giugno 2017

Agricoltura e clima: danni nei campi, per la primavera calda e asciutta

Agricoltura e clima, elementi imprescindibili se si pensa che sono proprio le stagioni a determinare sia le semine che i raccolti. La primavera 2017, però, è stata segnata da un andamento climatico anomalo: temperatura troppo calde per il periodo e soprattutto rovesci scarsi, stanno provocando seri danni alle produzioni agricole. Si stima che ammonterebbero ad oltre un milione di euro, i danni provocati nelle campagne da quella che è stata definita una “pazza primavera”. Clima caldo e asciutto durante il quale non sono mancati eventi estremi con l’alternarsi in pochi mesi di caldo anomalo e gelate, bombe d’acqua, grandinate piuttosto violente e una diffusa siccità. Agricoltura e clima siccitoso va da sé che non possono andare molto d’accordo: secondo i dati Cnr è emerso che la primavera del 2017 è stata la seconda più calda dal 1800 ad oggi, con un’anomalia di 1,9 gradi e la terza più asciutta con un deficit di quasi il 50% rispetto al periodo 1971-2000.

L’anomalia di cui si parla, riguarda anche la stagione invernale appena passata: si è classificata al terzo posto tra le più asciutte, con il 48% di precipitazioni in meno.

Se nubifragi e grandine hanno colpito a macchia di leopardo le campagne della Penisola, distruggendo coltivazioni prossime al raccolto, dal Veneto all’Emilia Romagna, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Toscana al Lazio, dalla Campania alla Puglia fino in Sardegna si stanno facendo i conti con una situazione di grave siccità che sta compromettendo i raccolti dagli ortaggi alla frutta, ma anche il mais e i foraggi per l’alimentazione degli animali.

Agricoltura e clima che sta cambiando in maniera anomala, recando danni seri alla produzione agroalimentare del nostro Paese.
“L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il nuovo quadro internazionale aumenta le responsabilità individuali in una sfida per tutti che può essere vinta solo se si afferma un nuovo modello di sviluppo più attento alla gestione delle risorse naturali nel fare impresa e con stili di vita più attenti all’ambiente nei consumi, a partire dalla tavola”.