4 Maggio 2021

Recovery plan e Pnrr: ecco i miliardi per l’agricoltura

Il Recovery plan può davvero rappresentare quella rivoluzione da tempo auspicata e in grado di segnare la strada del rilancio dell'economia agricola. Oltre a una consistente dose di risorse finanziarie, con 5,7 miliardi destinati agli interventi squisitamente agricoli, l'agroalimentare rientra a pieno titolo in moltissime misure trasversali. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stata recepita quella strategia che da anni la Coldiretti porta avanti e che vede l'agricoltura e l'agroalimentare connessi con tutti gli altri settori produttivi e con le azioni di sviluppo del sistema Paese.

Il Piano prevede infatti progetti come quelli legati alla valorizzazione delle filiere, alla digitalizzazione e alle infrastrutture idriche con la realizzazione di bacini di accumulo che erano stati da tempo individuati e presentati dalla Coldiretti al Governo non solo come idee, ma come iniziative immediatamente cantierabili.

Il Pnrr Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” ha dedicato un ampio capitolo all’agricoltura che proprio in occasione di questa tragica pandemia ha dimostrato di essere un settore strategico per l'economia (l'export agroalimentare è stato il solo ad andare in controtendenza nel generale crollo) al pari della farmaceutica e ha contribuito a mantenere la pace sociale del Paese fornendo cibo e servizi di qualità.

Il Piano Draghi dimostra che la visione è cambiata. Ecco perché se si considerano finanziamenti e riforme in un’ottica di integrazione il budget agricolo schizza molto più in alto dei 5,7 miliardi blindati alle azioni squisitamente di settore. Nella Mission 2 rientrano infatti anche i 23,78 miliardi dell’energia rinnovabile, i 15,22 dell’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici e i 15.06 miliardi della tutela del territorio e della risorsa idrica. Tutte questioni strettamente connesse con l’agricoltura e con la salvaguardia di territori sfregiati, a causa di anni di abbandono e di cementificazione selvaggia come da tempo denuncia Coldiretti. L'agricoltura può contare sugli effetti benefici dell'alta velocità, della digitalizzazione e dell'investimento nelle strutture portuali su cui il presidente Prandini si sta battendo molto per garantire alle eccellenze del Made in Italy il più facile accesso alle grandi rotte commerciali.

Il piano in chiave agricola, dunque, va visto nella sua circolarità e nella stretta connessione di un tassello con l’altro. Al centro, come si legge nel documento, una filiera agroalimentare sostenibile, con aziende agricole più competitive in grado di garantire migliori prestazioni climatico-ambientali e aperte all’innovazione. Ma vediamo nel dettaglio alcuni progetti. L'acqua in primis, per le risorse idriche sono stanziati 4,8 miliardi. La Coldiretti ritiene fondamentale conservare l'acqua piovana con strutture ad hoc perché oggi se ne riesce a tesorizzare solo il 10%. La risorsa idrica è fondamentale infatti per conseguire l’obiettivo dell’aumento delle rese produttive, in un’ottica di autosufficienza alimentare, ma anche per garantire livelli elevati di standard qualitativi.

E poi i progetti di filiera che contano su 4 miliardi perché sono stati inseriti nel Fondo complementare con una maggiorazione di risorse. Coldiretti, anche in questo campo, ha in cantiere numerosi possibili contratti, alcuni dei quali interessano particolarmente le regioni meridionali come l’olio, l’ortofrutta e lo stoccaggio dei cereali, ma anche la zootecnia sostenibile.

Dedicato alla sostenibilità degli edifici, e in particolare alle stalle, 1.500 milioni per il Parco Agrisolare. In primo piano anche gli investimenti per l’innovazione e la meccanizzazione. E ancora, le energie rinnovabili con uno stanziamento di 3 miliardi per lo sviluppo del biometano. Ma è ricco il ventaglio delle voci orizzontali che potranno avere ricadute importante sul settore, dall’ampliamento del credito fiscale alla formazione alla digitalizzazione. E anche la banda larga fondamentale per le aree rurali e la ricerca, motore importante per l’agricoltura e i prodotti alimentari.

Riscostruire il Paese è la parola d’ordine. Il Covid certo ha dato la spallata finale, ma con questo Piano si prova a mettere mano ad arretratezze strutturali storiche. Ecco perché molto dipenderà, e non solo perché lo chiede l’Unione europea, dal tenore delle riforme. Semplificazione innanzitutto, un’altra delle spine nel fianco dell’agricoltura. Gli imprenditori si trovano alle prese con montagne di scartoffie prodotte dalla burocrazia italiana, ma anche da quella europea.

Riferendosi in particolare all’occupazione nei campi, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha lanciato l’ennesimo appello “serve una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.

Fondamentale per centrare gli obiettivi del Pnrr è dunque una pubblica amministrazione amica. Così come sono strategiche le riforme e gli investimenti in materia di politiche del lavoro che puntano anche sulla lotta al sommerso. Una delle questioni aperte che non è riuscita a risolvere neppure una legge ad hoc, quella di contrasto al caporalato, una piaga che rappresenta un vulnus per le aziende sane costrette a subire una concorrenza sleale in termini di costi e regole. ​