28 Febbraio 2020

Maltempo: danni a campi, sempre più a rischio le api

Maltempo con grandinate e vento forte hanno provocato danni a macchia di leopardo nelle campagne su colture orticole precoci, come lattughe, cavoli, bietole da seme, ma anche alberi da frutto come peschi, albicocchi e susini in fase di inizio fioritura in un inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sull’improvvisa ondata di maltempo che ha interessato la Penisola con il ritorno delle neve in appennino e sulle Alpi.

Una situazione di pericolo anche perché espone al freddo le piante che si sono risvegliate e sono quindi più vulnerabili con la conseguente perdita delle produzioni e del lavoro di un intero anno.

In difficoltà per le temperature di questo febbraio anomalo sono le api che, ingannate dalla finta primavera si sono risvegliate in anticipo di almeno un mese ed ora rischiano di essere duramente colpite dal ritorno del freddo.

Le temperature sopra i 15 gradi hanno fatto uscire le api dal milione e mezzo di alveari presenti in Italia, che hanno subito ricominciato il loro prezioso lavoro di bottinatura ed impollinazione ma ora il rischio è che ritorni di freddo possano far gelare i fiori e anche far morire parte delle api.

Un pericolo grave per la biodiversità considerato che le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall'impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.

Ma il maltempo mette a rischio anche il miele dopo una delle peggiori annate con la produzione nazionale stimata praticamente dimezzata attorno a 12 milioni di chili del 2019 mentre le importazioni sono stimate pari a 25 milioni di chili nello stesso anno secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat dalle quali si evidenzia che poco meno della metà arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina.

Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall'estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

L’andamento anomalo di questo inverno conferma dunque i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario