Una storia di amore per la sua terra e per il vino quella di Giulia Arrighi che nella sua azienda di famiglia, Azienda agricola Arrighi, situata nella parte orientale dell’isola d'Elba sulle colline alle spalle della baia di Porto Azzurro, tramanda da generazioni la cultura del vino tipica dell’isola.
Una sfida importante quella che Giulia intende portare avanti che si caratterizza per la consapevolezza di coltivare la vite in ambienti difficili, dove il turismo è la principale industria e “coltivare appartamenti” è più remunerativo e sicuro che vigneti. Una condizione questa che fa del vino un prodotto ancor più prezioso, e rende i viticoltori veri e propri “manutentori del territorio”.
I vigneti esposti a sud-est e situati su terreni ferrosi-argillosi, sono suddivisi in autoctoni, come il Biancone, il Reminese e l’Ansonica per vini bianchi e il Sangioveto, il Tintiglia e il celebrato Aleatico per rossi, e sperimentali alloctoni tra cui Chardonny, Syrah, Sagrantino per citarne alcuni. Si tratta dunque di produzioni che puntano sulla qualità e sulla distintività, non influenzato dalle mode del momento ma realmente corrisponde a ciò che viene definito “il prodotto del territorio”, ovvero un vigneto adulto che dia il meglio di se, senza forzature e con il minimo supporto dell’uomo.
Nell'azienda di Giulia è possibile acquistare direttamente i loro vini e olio e dedicarsi ad attività in stretto con tanto con l’ambiente come trekking nelle vigne, visite e degustazioni in azienda.
Pensare ad un vitigno da impiantare, quindi ad un nuovo vino, per Giulia e la sua famiglia è sempre un’avventura, perché preceduta da sperimentazioni sull’ambiente pedoclimatico, quindi altitudine, esposizione, composizione del terreno, tipo di barbatella da impiantare.
In questa ottica si annovera il progetto Nesos, nato dal desiderio di gustare il leggendario vino “nettare degli Dei” premiato con l’Oscar Green 2019 nella categoria creatività per sua genialità e capacità di interpretare il futuro, con il valore della tradizione e la capacità di saper mettersi in gioco in quelle che appaiono come sfide insuperabili.
L’idea è quella di far appassire l’Ansonica, vitigno originario della Grecia e oggi uno dei vini più commercializzati all'Isola d’Elba, dopo averla tenuta sott’acqua come facevano gli antichi grechi circa 2500 anni fa. La tecnica consiste nel tenere l’uva in mare per 5 giorni, all'interno di ceste di vimini (nasse), posizionate a circa 7 metri di profondità in mare aperto nel golfo di Porto Azzurro che permettono all'acqua marina di lavorare sugli acini, eliminando in modo naturale la sostanza cerosa (pruina) che li protegge. Obiettivo è accelerare il processo di disidratazione dell’uva, portandola a perfetta maturazione. Segue poi l’appassimento sulle cannucce esposte al sole, prima di procedere alla macerazione in anfore di terracotta. Questa tecnica consente di non utilizzare solfiti. L’unico disinfettante antiossidante naturale impiegato nella produzione è il sale del mare.
Un progetto esternamente innovativo che risponde in pieno alle richieste dei consumatori in termini di particolarità, ricercatezza, storia e gusto che siamo certi avrà un grande successo.