C'è vita nel melograno, anche quando tutto si chiude nella confezione. Ecco le ragioni di una start up, quando l'innovazione non sta soltanto nella parte commestibile, ma nel suo scarto.
Cinque ragazzi, tutti intorno ai 30 anni, tanta ricerca scientifica, fiducia nella terra e nella green economy. Quattro mila piante, nove ettari di frutteto e la forte selezione del frutto per la realizzazione di uno snack che chiameranno "ready to eat", quindi dolce e con seme morbido, con imballaggi ricavati dalla stessa buccia.
Il futuro ci parlerà anche di smoothie, confetture, composte e persino di miele. Ma l'ultima frontiera è la buccia.
Che per una parte non andrà più a foraggiare gli animali, ma sarà sottoposta all'estrazione di un potente antiossidante che è l'acido ellagico, da destinare alle aziende cosmetiche e farmaceutiche. Mentre con la restante parte si otterranno i biopolimeri per la produzione della bioplastica che sostituirà l’attuale confezione ottenuta con amido di mais. Insomma il guscio del melograno diventerà la sua confezione, come anche il cucchiaino dello snack.
Spuntino gustoso e naturale è l'ideale per i momenti di pausa in ufficio, a casa o al termine della quotidiana attività fisica. Un break dalla giusta ricarica di energia, vitamine e sali minerali e soprattutto con poche calorie: semplice e facile da consumare, senza sporcare nulla. Il ciclo si chiude e l'ambiente ci sorride.