Lise non avrebbe mai creduto di catapultarsi dalla Danimarca in uno degli ambienti più suggestivi del Belpaese. Giungere lì, a Vernazza, é come avere la sensazione di essersi perduto. Ma proprio quando ti perdi é forse giunto il momento di imboccare la strada giusta. Così é avvenuto per lei. E così é avvenuto per i suoi preziosissimi vini. Non c'é contratto di lavoro che tenga rispetto al richiamo di una natura angusta e selvaggia che urla e chiede di essere recuperata e rilanciata. Così abbandona l'università di Pisa dove insegnava per scalare la rupe a strapiombo sul mare dove giacevano i resti di antichi vigneti, nelle Cinque Terre di Liguria. Prima i carichi a spalla, poi la ricostruzione dei muretti a secco tutta rigorosamente a mano. Infine una monorotaia per il trasporto fin su in cima ed il traguardo conquistato con sudore e sacrifici di vedere il vino Perciò sulle tavole dei prestigiosi ospiti stranieri e locali di queste meravigliose Terre. Tutto iniziò da Ercole, il coraggioso suocero che é ritornato ai filari dopo avere attraversato, con mezzi di fortuna, l'intero pianeta, con muscoli da ciclista che facevano invidia ai migliori sportivi nazionali del dopoguerra. Poi il testimone é passato al figlio Bartolo che ha affidato l'impresa nelle mani di una donna piena di grinta e di convinzione. Oggi quei terrazzamenti sono ritornati agli antichi splendori raccogliendo lo stupore di una intera popolazione e dei numerosi ospiti. In quell'angolo di paradiso si lavora e si fa formazione, si produce vino con tecniche eco compatibili, attraverso l'uso di micorrizie, l'impianto delle barbatelle, nessuna lavorazione del terreno per evitare fenomeni di erosione e con metodi di lotta antiparassitaria integrati. Oggi il suo vino "Perciò" sconfina l'Italia e l'Europa, mentre il Sciacchetrà, da meditazione, cattura i palati più esigenti di un pubblico sempre più vasto e variegato.