Siamo in alta montagna, ma anche nell’epicentro del cratere del terremoto, tra Amatrice e Leonessa, dove la tenacia di giovani imprenditori vale a combattere anche contro le tragiche fatalità. E siamo nel primo avamposto della produzione di birra ad Alta quota.
Claudio ed Emanuela sono stati i primi in assoluto a pensarla e a realizzarla, partendo da 1600 metri di altitudine, con i cereali prodotti in quota e l’acqua cristallina di queste montagne. Qui il processo è tutto green, dall’energia che si consuma ai residui di lavorazione. Tra le numerose birre realizzate però ce ne sono tre che hanno fatto spalancare gli occhi a mastri birrai di tutto il Belpaese.
Una birra bio realizzata con eccellenze biologiche del territorio, una birra senza glutine che è stata vissuta da chi era impegnato nella ricerca e nella sperimentazione come una sfida, alla fine riuscita. E infine, qui si è stati primi, a realizzare una birra con il pane di scarto. Quest'ultima è una birra che per definizione non può essere descritta, perché cambia di cotta in cotta. Modifica il sapore, i suoi sentori, ma anche il colore, la consistenza, insomma è una scoperta a ogni nuova lavorazione. Perché dipende prevalentemente dal tipo di pane che l’azienda è riuscita a raccogliere dai residui di vendita.
Pane riciclato appunto, che insieme ai pannelli solari, all'acqua pura di sorgente, ai resti di lavorazione destinati alla nutrizione del bestiame delle fattorie del luogo, fa di questa azienda una eccellenza italiana, non soltanto della birra, ma della qualità ambientale, dell’economia circolare e del business green.