23 Gennaio 2014

Come aprire agriasilo e agrinido: i primi passi

Prima di avventurarsi nell’apertura e nella gestione di un agrinido o un agriasilo è bene effettuare un’approfondita indagine di mercato, studiando il contesto territoriale in cui si desidera avviare la propria attività. In questo modo è possibile raccogliere  dati utili per un potenziale riscontro sulla riuscita dell’attività, impostando al meglio un proprio piano d’affari integrato con la normale attività agricola svolta già all’interno dell’azienda.

Successivamente è opportuno individuare la normativa giuridica regionale, riguardante i servizi educativi per l’infanzia, per valutare la corrispondenza della bozza di idea imprenditoriale con i parametri richiesti. Occorrerà quindi verificare che i locali dell’azienda, pensati per ospitare l’agrinido o l’agriasilo, siano idonei  in termini di struttura, di sicurezza e di igiene. Altrettanto importante sarà la valutazione degli spazi aperti intorno ai locali, che avverrà utilizzando gli stessi parametri già adottati per i locali chiusi. Andrà inoltre considerata anche la quantità e qualità di personale necessario per poter svolgere in maniera corretta tale attività, in modo da costituire un’equipe professionale il più possibile idonea e valida.

Nel caso degli agrinido, in particolare, gli standard qualitativi minimi da rispettare riguarderanno:

  • i criteri sull'età minima e massima dei piccoli ospiti;
  • gli orari di entrata e uscita;
  • la ricettività delle strutture;
  • i requisiti degli assistenti e degli educatori, il loro numero in rapporto a quello dei bambini, l'esistenza di un coordinatore;
  • l'approvazione delle tabelle dietetiche ( ovvero i menù della mensa) da parte dell'ASL;
  • il rispetto delle norme vigenti in materia di architettura, urbanistica, sicurezza dei locali e degli impianti;
  • la definizione di un progetto pedagogico, sottoposto alla supervisione di un coordinatore;
  • percorsi di formazione permanente per gli educatori;
  • assicurazione per bambini e assistenti.

In materia di autorizzazione, invece, le procedure variano di regione in regione. Secondo una recente pubblicazione diffusa dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, tuttavia, il rilascio può essere effettuato dal Comune, all'incirca nella metà del territorio italiano, dalla Regione, nel 39% dei casi, da un organismo tecnico istituito allo scopo, nell'11% dei casi.
La vigilanza generale sul funzionamento della struttura, oltre che il controllo periodico sul rispetto degli standard minimi richiesti, è rimandato all'amministrazione comunale.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web di Donne Impresa.