17 Dicembre 2013

PSR misura 112: l’andamento dei finanziamenti in Italia per il primo insediamento

Mentre il 2013 volge al termine, arriva il bilancio sullo stato di avanzamento dei finanziamenti, previsti dalla misura 112 del programma di sviluppo rurale 2007-2013.
Una spesa pubblica, complessiva di FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), che in Italia ammonta a più di 800.000 euro, per un numero di domande accolte pari a 17.000 giovani aziende agricole.
È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti, che prende in considerazione l’effettiva realizzazione degli investimenti per l’insediamento dei giovani agricoltori, regione per regione.
Ad aver beneficiato maggiormente dei finanziamenti sono state le aziende pugliesi, con oltre 2000 domande accolte, a fronte di un investimento complessivo di 90.000 euro. Sebbene posizionata al secondo posto come capacità di spesa, l’Umbria ha fatto registrare soltanto 215 nuovi insediamenti, a fronte di un investimento di oltre 83.000 euro.
Non è stato ancora raggiunto l’obiettivo iniziale del PSR, che era quello di coinvolgere 22.000 nuove aziende agricole. È quindi necessario che le regioni si adoperino affinché altri progetti possano essere approvati prima della fine dell’attuale programmazione, tenuto conto dell’ evidente ruolo centrale svolto dalla politica di sviluppo rurale nelle attività di sostegno alle giovani imprese. Importanza che è stata ribadita anche dal Presidente di Coldiretti Giovani Impresa, Vittorio Sangiorgio. “La politica di sviluppo rurale è fondamentale per assecondare il ruolo innovativo che i giovani imprenditori agricoli stanno svolgendo in Italia”, afferma il Presidente. “E’ per questo che ci attendiamo una programmazione futura che sappia esaltare la propensione innovativa delle nuove generazioni. Impariamo dagli errori del passato, garantiamo efficienza burocratica, certezza dei tempi e un sistema di accesso al credito a misura di giovani. Soprattutto però, garantiamo un approccio flessibile. Nessuno può immaginare oggi quello che i giovani sapranno fare fra cinque anni e, quindi, farlo diventare un dogma. In questo caso, infatti, il rischio è quello di bloccare ogni ulteriore passo verso un’agricoltura sempre più innovativa e competitiva.”