18 Marzo 2015

Mucca Pazza: dopo 14 anni torna sulle tavole degli italiani la pajata

Torna la vera pajata, che manca da quasi 14 anni dalle tavole degli italiani, per effetto delle restrizioni sanitarie adottate nel luglio 2001 per far fronte all’emergenza mucca pazza (Bse). È questo il risultato della lunga battaglia della Coldiretti, culminata con successo con il voto favorevole a Bruxelles - nella serata del 17 marzo - dal comitato permanente vegetali, animali, derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea, per la modifica del regolamento comunitario n. 999/2001 sulle misure di prevenzione e controllo della Bse. “Un risultato importante per consumatori, ristoratori, cuochi, macellatori e allevatori che, oltre ad avere rilevanza sul piano gastronomico, ha anche effetti su quello economico, con la valorizzazione dell’allevamento italiano in un difficile momento di crisi” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare il determinante impegno del Ministero della Salute.
La Bse, detta anche morbo della mucca pazza, è stata diagnosticata per la prima volta nei bovini del Regno Unito nel 1986, dove da allora si contano 180671 casi tra i bovini contro gli appena 144 in Italia, dove non ci sono state contaminazioni dal 2009.

Un evento che viene festeggiato dalle donne della Coldiretti oggi 18 marzo dalle 10,30 a Roma, al Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi sede della Coldiretti in via XXIV Maggio 43, con la preparazione di una maxipajata per celebrare l’atteso ritorno.
Viene modificato l’elenco degli organi a rischio, consentendo di recuperare la colonna vertebrale ma, soprattutto, l'intero pacchetto intestinale. Una decisione che mette fine a un doloroso divieto e apre finalmente le porte al ritorno del piatto più tipico della tradizione romana nella sua forma originale.
La pajata è il termine romanesco per definire la prima parte dell'intestino tenue del vitello da latte, che è stato fino ad oggi sostituito nei ristoranti e nelle trattorie dall'intestino d'agnello. È l'ingrediente principale di uno dei piatti tipici della cultura gastronomica della Capitale: i rigatoni con la pajata. In alternativa, la pajata può essere proposta alla brace, in forma di spiedino.

La decisione della Commissione Europea è una giusta conseguenza del fatto che, dal 2009, non si registrano casi di mucca pazza tra bovini in Italia per il rigido sistema di controlli e per le misure di sicurezza messe in atto, anche con grandi sacrifici dagli allevatori. Una spinta decisiva al risultato è stata data dal giudizio positivo dell'Organizzazione mondiale per la sanità animale (Oie), che a fine maggio 2013, nell'ambito dell'Assemblea generale, ha adottato la risoluzione che aveva ufficialmente sancito per l'Italia un nuovo stato sanitario per l'encefalopatia spongiforme bovina (Bse), con il passaggio dal livello di rischio controllato a quello trascurabile, il più basso. L’Italia - con Giappone, Israele, Olanda, Slovenia e Usa - fa parte della ristretta cerchia di 19 Paesi, sui 178 aderenti all'Oie, che hanno raggiunto la qualifica sanitaria migliore di rischio trascurabile per la mucca pazza.
Il nuovo regolamento di esecuzione dal comitato permanente vegetali, animali, derrate alimentari e mangimi dell’Unione Europea passa ora al servizio giuridico della Commissione Europea, per la traduzione in tutte le lingue, e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale entro 15-20 giorni.