29 Maggio 2015

Festa del Latte: tutela e valorizzazione del Made in Italy a Expo 2015

Oggi a Expo 2015 si celebra la giornata ufficiale dedicata al latte, un’occasione per far conoscere ai visitatori dell’esposizione universale i prodotti lattiero-caseari Made in Italy e metterli a confronto con le numerose imitazioni diffuse nei mercati di tutto il mondo. Questa mattina, davanti al Padiglione Coldiretti all’inizio del Cardo sud, si svolgerà l’inedito Cheese test per smascherare i falsi Made in Italy, con il contributo dell’Osservatorio Agromafie. Tra i giudici insindacabili, ci saranno lo chef stellato Davide Oldani e le casalinghe di Voghera, in rappresentanza di tutte le famiglie italiane.
Parteciperanno all’evento il Ministero delle Politiche Agricole Maurizio Martina, il Presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo, il Presidente della Granarolo Gianpiero Calzolari, l’Assessore all’Agricoltura Lombardia Gianni Fava, il presidente della Coldiretti Lombardia Ettore Prandini e l’Amministratore Unico dell’Isa Enrico Corali.

Questa iniziativa prosegue sul filo delle mobilitazioni della Coldiretti per la tutela e la valorizzazione del latte Made in Italy e degli allevatori italiani.
In occasione della prima maxi-mungitura, organizzata a febbraio scorso, anche la nostra Maria Letizia Gardoni aveva dichiarato che:
“Il latte italiano è un prodotto e una filiera molto importante per il nostro Paese, perchè rappresenta il 10% del valore agroalimentare italiano e assicura 180 mila posti di lavoro. Nonostante questo, sta subendo ingiustamente le compromettenti conseguenze di un mercato guidato dalla concorrenza sleale. Governo, Presidenti delle Regioni e l’autorità garante del mercato devono garantire la tracciabilità e la trasparenza della filiera, soprattutto pensando ai tantissimi giovani che oggi intraprendono un lavoro nel settore agricolo e che quindi hanno bisogno di garanzie concrete nel rispetto del loro lavoro”.

Dall’inizio della crisi è stata chiusa 1 stalla italiana su 5, con la perdita silenziosa di 32mila posti di lavoro per gli allevatori e il rischio concreto della scomparsa del latte italiano e dei prestigiosi formaggi Made in Italy. Coldiretti si è prontamente schierata a difesa degli allevatori italiani, messi in ginocchio dal deprezzamento del latte alla stalla, senza alcun beneficio per i consumatori, ma anche dai danni causati dal commercio del falso Made in Italy.
Il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano sono i formaggi maggiormente diffusi e amati in Italia e all’estero, la cui produzione sta soffrendo il peso della concorrenza sleale, che consente di spacciare nel mondo prodotti di imitazione che non rispettano le rigide norme previste dal disciplinare di produzione. Nel 2014 la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali, provocando addirittura il calo del valore delle esportazioni, in controtendenza al record fatto segnare all’estero dall’agroalimentare Made in Italy.

Nell’anno dell’Expo, la chiusura delle stalle rischia inoltre di far perdere all’Italia il primato nella produzione di formaggi a denominazione di origine (Dop), superiore in quantità a quella francese, e che contribuisce a forgiare l’identità nazionale in campo alimentare, con oltre 48 specialità riconosciute a livello comunitario sparse lungo tutto lo stivale.
Le conseguenze negative non coinvolgono solo gli allevatori, ma hanno un impatto negativo anche sulla sicurezza alimentare dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole. Nell’ultimo anno, le cagliate importate dall’estero (in particolare dall’Est Europa) e che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità, hanno addirittura superato il milione di quintali.
Stiamo perdendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia, all’ambiente e alla salute” afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel denunciare che “l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi più prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive”.