25 Marzo 2015

Vinitaly: record import vino straniero, è invasione (+46%)

Non era mai arrivato così tanto vino straniero in Italia come nel 2014, che ha registrato il record storico delle importazioni con 278 milioni di kg, in aumento del 46% dall’inizio della crisi nel 2008. È quanto emerge da un’analisi su dati Istat presentata al Vinitaly dalla Coldiretti, che esprime preoccupazione per il fatto che ben 228 milioni di kg (82%) arriva sfuso in cisterne, delle quali non si conosce la reale destinazione. La provenienza invece è soprattutto spagnola, con l’arrivo di ben 154 milioni di kg di vino dalla penisola iberica, mentre dagli Usa sono sbarcati in Italia 47 milioni di kg di vino, la quasi totalità sfusi in recipienti superiori ai 2 litri.

Occorre fare chiarezza sulle destinazioni finali di queste produzioni a km illimitato, per evitare il rischio di frodi e inganni a danno del Made in Italy, come testimonia l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura promosso da Coldiretti, con l’ex procuratore Giancarlo Caselli alla guida del comitato scientifico, che ha più volte puntato il dito sul pericolo di inganni nascosti dietro la mancanza di trasparenza nell’importazione massiccia di materie prime agricole.
Il timore è che un quantitativo elevato venga probabilmente imbottigliato in Italia e che, senza un’adeguata tracciabilità, finisca per fare concorrenza sleale ai produttori nazionali e ingannare i consumatori.

Per questo occorre rendere pubblici i nomi delle aziende che importano vino sfuso e consentire ai consumatori piena libertà di scelta. Si tratta di togliere il segreto di Stato sui flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero, al fine di contrastare le aggressioni e salvare l’autentico Made in Italy. Sono infatti numerosi i casi di materie prime, oggetto di importazione o di scambio intracomunitario, utilizzate per ricavare prodotti alimentari lavorati nel nostro Paese e messi successivamente in commercio come prodotti autenticamente italiani. Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati per questioni di tutela della riservatezza, provocando gravi turbative sul mercato, così come ansia e preoccupazione dei consumatori, a fronte dell’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
In un momento difficile per l’economia – conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali.