Terremoto, oltre alle continue scosse, preoccupano i danni, diretti ed indiretti subiti dalle aziende agricole e dalle stalle, che ammontano a cinquantadue milioni di euro. E’ quanto si stima in occasione dell’apprezzata visita del premier Paolo Gentiloni nella provincia di Teramo, per toccare con mano le zone colpite dal sisma. Sulla base delle medie storiche di produzione regionale e sulle segnalazioni effettuate dalle aziende agricole, è stato stimato un danno indiretto al settore di cinquantadue milioni di euro, relativi all’interruzione dell’attività agricola e al tempo necessario per il ripristino della normalità. Nel dettaglio il settore più colpito è sicuramente quello delle stalle e degli allevamenti, con un danno indiretto così ripartito:
Oltre al settore zootecnico a causa del terremoto sono stati registrati danni al settore olivicolo, con una stima presunta dei danni, diretti e indiretti, che si aggira introno al 35% della produzione lorda aziendale ed è quantificabile all’incirca in quindici milioni. Per il settore ricettivo (agriturismo), va considerato che nelle zone particolarmente interessate dagli eventi, gli agriturismi sono circa 160, molti dei quali già fortemente colpiti dal sisma del 2009 e negli ultimi anni in ripresa, con un danno ad oggi quantificabile in termini di mancate presenze in circa nove milioni. La situazione post terremoto è drammatica anche perché sotto alcuni aspetti non ancora emerge nella sua gravità; un’ennesima batosta che richiede ora l’attenzione delle istituzioni, per una forte e coordinata azione di ricostruzione. Bisogna restituire speranza ad un settore, ed in particolare al comparto zootecnico, che in questo momento chiede la dovuta attenzione per evitare di scomparire portandosi dietro un patrimonio inestimabile di tradizioni e di eccellenze che, una volta estinte, sarebbero irrecuperabili. Non solo sono a rischio le eccellenze agroalimentari come il pecorino, la mortadella di Campotosto e i salumi teramani solo per citarne alcuni, ma anche la storia della regione e la forza trainante dell’economia agricola sugli altri comparti.