5 Ottobre 2016

Terremoto e solidarietà, in arrivo trentamila chili di fieno per il bestiame

Terremoto e solidarietà, tanta solidarietà: è quella che hanno visto le popolazioni colpite dal sisma, che ha messo in ginocchio il Centro Italia. Dalle ore successive alla tragedia, sono state tante le manifestazioni d'aiuto giunte da ogni parte d'Italia. Tra i primi ad accorrere, i nostri giovani agricoltori, che hanno caricato diversi furgoni, con i prodotti frutto della loro agricoltura, della loro terra. Una colonna d'aiuti impressionante, che ha dato modo alle persone colpite dal sisma, di ritrovare un punto d'appoggio per ricominciare a vivere normalmente. La situazione - in questo momento - vede anche gli allevatori terremotati in difficoltà per trovare il cibo per sfamare gli animali soprattutto in questo periodo, con l’arrivo del freddo.

In loro aiuto sono in arrivo trentamila chili di paglia e fieno, per assicurare l’alimentazione del bestiame delle stalle distrutte di Amatrice. Terremoto e solidarietà, ma anche tenacia e forza d'animo: l’iniziativa è di alcuni pastori marchigiani di Coldiretti, che hanno deciso di privarsi di parte del proprio raccolto e partire per Amatrice, con la voglia di dare un concreto segno di solidarietà ai colleghi, che hanno visto le proprie attività danneggiate dal sisma.

Il carico arriverà domani, giovedì 6 ottobre alle ore 10 nella frazione Sommati di Amatricenel piazzale davanti alla tensostruttura realizzata da Coldiretti vicino al cimitero, per conservare i mangimi necessari per sfamare degli animali durante l’inverno nelle aree del sismaL’arrivo delle basse temperature, infatti, rischia di aggravare una situazione già difficile. La produzione di latte si è già ridotta a causa dello stress al quale sono stati sottoposti gli animali. Il terremoto ha colpito un territorio che vive prevalentemente di agricoltura, con una significativa presenza di imprese agricole, di allevamenti di pecore e bovini. Queste zone, adesso, hanno bisogno di essere sostenute in maniera concreta per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento. E' necessario, quindi, che la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo.