12 Gennaio 2018

Stop alle aranciate anonime!

Estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta alle aranciate e a tutti i succhi di frutta per impedire di spacciare, come made in Italy, succhi importati da Paesi lontani. È quanto ha chiesto la Coldiretti al tavolo agrumicolo convocato dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina nel sottolineare che l’Italia deve percorrere coerentemente la strada della trasparenza per tutti i prodotti agroalimentari. L’84% degli italiani ritiene importante che nei succhi e nelle aranciate venga indicata l’origine della frutta impiegata secondo la consultazioni on line del Ministero delle Politiche Agricole. Un’indicazione che va raccolta con un provvedimento ad hoc come è stato fatto recentemente per il grano nella pasta, per il riso e per i derivati del pomodoro. Si tratta peraltro di un’esigenza per i consumatori ma soprattutto di necessità per salvare gli agrumi italiani: negli ultimi quindici anni una pianta di arance su tre (31%) è stata tagliata, ma si sono anche verificati il dimezzamento dei limoni (-50%) e una riduzione del 18% delle piante di clementine e mandarini, sulla base dell’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Istat. Negli ultimi 15 anni sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 30mila in Calabria e 71mila in Sicilia.
Sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale e ambientale. Serve dunque anche rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole armonizzate sulle importazioni dall’estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi più stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita, senza dimenticare i costi aggiuntivi dovuti dall’arretratezza del sistema di trasporti.
In questo contesto particolarmente preoccupante è la trattativa dell’Unione Europea con i Paesi del Mercosur che rischia di avere effetti catastrofici sul settore che è già pesantemente colpito dagli accordi preferenziali come le condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per le arance e le clementine. Nei trattati va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione fermando una escalation che mette a rischio la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e la libertà di scelta dei consumatori.