18 Settembre 2016

Sprechi alimentari, con legge in vigore risparmi da 12,5 miliardi

Gli sprechi alimentari costano all’Italia 12,5 miliardi che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare positivamente l’entrata in vigore della Legge contro gli Sprechi Alimentari annunciata dal Premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

La nuova Legge ha l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari in Italia di 1 milione di tonnellate annue in una situazione in cui, in media, ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari in un anno. La nuova Legge rafforza il lavoro di contrasto, facendo crescere la consapevolezza dei consumatori rispetto alle abitudini alimentari, semplifica le donazioni per le aziende e per la prima volta anche per l'agricoltura svolge un ruolo da protagonista, attraverso le donazioni dirette agli indigenti.

“Lo spreco di cibo è tra le più irresponsabili delle azioni umane e oggi ha raggiunto livelli assolutamente inaccettabili” – ha sottolineato più volte Maria Letizia Gardoni, Delegata Nazionale dei Giovani Agricoltori di Coldiretti – “Viviamo in un’epoca in cui circa 870 milioni di persone soffrono la fame e la perdita di miliardi di tonnellate di alimenti, equivale ad un delitto ambientale, economico e sociale. Governi, produttori, trasformatori e consumatori devono lavorare insieme, con lo scopo di abbattere le ripercussioni di tale fenomeno. Questa dannosa tendenza, è indice di quanto in realtà non sia necessario produrre di più in termini quantitativi, ma - al contrario - è sempre più urgente focalizzare, come fanno i giovani imprenditori agricoli, l’attenzione su come distribuire correttamente il cibo, sulla tutela della biodiversità e sulla sostenibilità ambientale e sociale dei processi alimentari. Per questi motivi sono necessari nuovi modelli di sviluppo e di consumo che devono essere etici, equi e democratici”.