3 Marzo 2017

Sisma, rischio crack per 3400 agriturismi necessari sgravi

Gli effetti del sisma si sono sentiti sulle presenze dei 3400 agriturismi complessivamente attivi nelle quatto regioni colpite dove i turisti sono più che dimezzati. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti sugli effetti del sisma sull’agriturismo dove la situazione è addirittura peggiore da quella denunciata per le strutture tradizionali da Federalberghi. La Coldiretti chiede di incentivare il turismo nelle regioni colpite dal sisma prevedendo la detraibilità delle spese sostenute dai turisti per i soggiorni nelle strutture ricettive agrituristiche che potrebbero essere considerate oneri deducibili a lato della dichiarazione dei redditi. Nei 131 comuni del cratere colpito dai terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat, operano 444 agriturismi dove si contano danni strutturali e al momento le uniche presenze residuali si riferiscono a quanti sono impegnati nell’opera di ricostruzione.

Ma nelle quattro regioni la situazione è difficile anche nelle aree non direttamente colpite dove per risollevare il turismo occorre - sottolinea Coldiretti - un impegno a livello di promozione per riportare le persone in queste aree. A ciò vanno aggiunti i disagi legati al la conseguente difficoltà ad approvvigionarsi di prodotti, mentre le vendite di tipicità ai turisti si sono ovviamente azzerate anch’esse sia per il blocco dell’attività di trasformazione e sia per la stessa mancanza di clienti anche per il trasferimento forzato delle popolazioni sulla costa.

In difficoltà - ribadisce Coldiretti - è l’intera offerta turistica delle zone terremotate che fondava il suo successo sulle sinergie tra cultura, ambiente e qualità alimentare che rappresentano il valore aggiunto di quei territori. La situazione è ancora più grave se si pensa che il territorio ha una profonda vocazione agricola, con una significativa presenza di coltivazioni di pregio e allevamenti che è possibile salvare solo se la ricostruzione andrà di pari passo con la ripresa del lavoro, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo.