25 Novembre 2014

Riscaldamento globale: natura in tilt con autunno bollente (+2,9°)

Il caldo weekend cade nel pieno di un autunno bollente con la colonnina di mercurio che, in  Italia, è stata superiore di 2,9° alla media  della temperature minime a novembre.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ucea relativi alla prima decade del mese, dopo che anche lo scorso ottobre è stato particolarmente caldo con temperature minime superiori di 2,8° alla media, lungo tutto lo Stivale.

Una tendenza al riscaldamento globale, con il 2014 che si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre con la temperatura media registrata sulla superficie della terra e degli oceani (nei primi dieci mesi dell’anno) che è stata tra le più elevate, addirittura superiore di 0,68° celsius rispetto alla media  del XX secolo. Tutti questi dati emergono da una analisi Coldiretti basata su dei dati del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), che raccoglie dati dal 1880 ed ha evidenziato un’escalation di primati negli ultimi anni, confermando la tendenza al surriscaldamento che ha causato l’innalzamento dei mari come il Mediterraneo o l’Adriatico che minaccia Venezia.

In Italia le temperature minime a novembre, hanno fatto registrare una anomalia di ben 3,4° al nord e di 2° al centro e al sud e gli effetti si fanno sentire sulle persone, ma in generale sulla natura con le piante che a causa del caldo non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione, mantenendo ancora le foglie e dunque sono più fragili come dimostra il ripetersi di drammatici episodi. A preoccupare ora è l’ arrivo brusco del freddo, che troverebbe le coltivazioni impreparate. Anche gli insetti prolificano in gran quantità come dimostra la presenza insolita delle mosche e con il caldo i parassiti rimangono attivi e attaccano più facilmente le colture mentre anche il letargo degli animali è ritardato dalle temperature insolite.

A livello globale, considerando un intero anno di 12 mesi, il 2010 è stato il più caldo della storia a livello globale, seguito dal 2005 e dal 1998 mentre al quarto posto a pari merito salgono il 2013 e il 2003 e a seguire il 2002, il 2006 e il 2009 a pari merito con il 2007 ed in fondo alla top ten il 2004 e il 2012 con la stessa temperatura.
Gli effetti dei cambiamenti climatici si sono manifestati anche in Italia con la più elevata frequenza di eventi estremi:

  • Sfasamenti stagionali
  • Precipitazioni brevi e intense
  • Bombe d’acqua
  • Aumento dell'incidenza di infezioni fungine
  • Sviluppo di insetti.

Non mancano effetti dal punto di vista strutturale come il vino italiano, che è aumentato di 1° negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo anche un significativo spostamento della zona di coltivazione tradizionale di alcune colture come l'olivo che è arrivato quasi a ridosso delle Alpi.  Nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e, di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Un effetto che si estende in realtà a tutti i prodotti tipici. Il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini. Una situazione che, di fatto, mette a rischio di estinzione il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all'ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani.