23 Ottobre 2017

Pomodoro e derivati: trasparenza con origine in etichetta

Pomodoro e derivati, firmato il decreto dal Ministro Maurizio Martina. Il provvedimento riguarda i derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il decreto – spiega Coldiretti - prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

  1. a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
  2. b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Con un aumento del 36% degli arrivi dalla Cina per un totale 92 milioni di chili di concentrato di pomodoro da spacciare come Made in Italy nel 2016, l’arrivo dell’obbligo di indicare la provenienza rappresenta una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Ad oggi – sottolinea Coldiretti – l’obbligo di indicare la provenienza è in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati. Il risultato è che dalla Cina – continua Coldiretti – si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro. In sostanza – spiega Coldiretti i pomodori di provenienza cinese rappresentano circa il 15% della produzione nazionale in equivalente dio pomodoro fresco. Un fiume di prodotto che viene poi spacciato nel mondo come tricolore in concentrati e sughi. Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani.

L’obbligo dell’etichetta d’origine consentirà – rileva Coldiretti – di valorizzare il prodotto italiano in una filiera, quella dei derivati, che rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’export Made in Italy, con le vendite all’estero che hanno superato nel 2016 il valore di 1,5 miliardi di euro.

Nel settore del pomodoro da industria – continua Coldiretti – sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro. Un patrimonio che va salvaguardato garantendo il rispetto dei tempi di contrattazione per una consentire una adeguata pianificazione e una giusta remunerazione del prodotto agli agricoltori italiani. Ma, dopo i derivati del pomodoro – conclude la Coldiretti - resta ancora da etichettare con l’indicazione dell’origine 1/4 della spesa alimentare degli italiani dai salumi ai succhi di frutta, dalle confetture al pane, fino alla carne di coniglio.

L’etichetta d’origine per i derivati del pomodoro fa felice l’82% degli italiani che considera importante conoscere l'origine delle materie prime usate in pelati, concentrati e sughi per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare

L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI
Cibi con l’indicazione origine E quelli senza
Carne di pollo e derivati Salumi
Carne bovina Carne di coniglio
Frutta e verdura fresche Carne trasformata
Uova Frutta e verdura trasformata
Miele Pane
Passata di pomodoro
Pesce
Extravergine di oliva
Latte/Formaggi
Pasta in itinere
Riso in itinere
Derivati del pomodoro diversi da passata e sughi pronti in itinere