13 Ottobre 2018

Pomodoro da industria, il raccolto più scarso dal 2013

Cala dell’11% la produzione di pomodoro da industria per un raccolto stimato in 4,6 milioni di tonnellate, contro i 5,2 milioni di tonnellate del 2017. Si tratta dell’effetto combinato della riduzione delle superfici investite che alla fine si dovrebbe attestare, secondo l’industria, su un -6% rispetto al 2017, per un totale di circa 60.500 ettari (di cui 35.099 al nord), e di un andamento climatico avverso da metà agosto che ha interessato l’intero territorio nazionale, portando ad una contrazione significativa delle rese.

Si tratta del raccolto più scarso degli ultimi anni, tanto che si deve tornare al 2013 (4,08 milioni di tonnellate) e al 2012 (4,4 milioni di tonnellate), per trovarne uno più scarso. Nonostante questa riduzione, l’Italia rimane il principale produttore dell’Unione Europea, dove si registrano cali superiori al 20% in Spagna (-22% con una produzione di 2,6 milioni di tonnellate) e Portogallo (-29% con una produzione di 1,1 milioni di tonnellate).

A livello mondiale la contrazione della produzione sarebbe meno sostenuta, attorno ad un -7%, nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria (che dovrebbe attestarsi attorno a 3,7 milioni di tonnellate), mitigata da un +13% della produzione californiana, con l’Italia che si confermerebbe il secondo produttore mondiale di pomodoro da industria.

I dati relativi ai primi 6 mesi del 2018 mostrano un aumento delle importazioni italiane di semilavorati di pomodoro rispetto allo stesso periodo del 2017, con una forte riduzione delle spedizioni dalla Cina che si sono contratte a poco più di un terzo di quanto registrato nei primi 6 mesi del 2016 (14.425 tonnellate nel primo semestre 2018 contro le 22.587 dello stesso periodo del 2017 e le 41.068 del 1° semestre 2016), calano anche le importazioni dagli Usa, mentre crescono quelle da Spagna e Portogallo. Nei primi sei mesi del 2018 crescono le esportazioni, superiori al milione di tonnellate.

Si ricorda che il 26 agosto è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per i derivati del pomodoro, diversi dalla passata, già normata in precedenza, essendo scaduto il termine di 120 giorni previsto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue.

Per consentire lo smaltimento delle scorte, i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perché immessi sul mercati sul mercato o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.