14 Marzo 2016

Pizza Unesco da record, più di 1 milione di firme raccolte

Pizza Unesco è già record: la petizione a sostegno della candidatura della pizza e dell’arte dei pizzaiuoli napoletani a patrimonio immateriale dell’Unesco, infatti, ha raggiunto e superato l’obiettivo di 1 milione di firme raccolte in tutti i continenti.
Questo importantissimo risultato verrà presentato nella giornata di oggi a Parigi, nella sede mondiale dell’Unesco, dopo aver ricevuto il sostegno di molte istituzioni culturali e sociali, organizzazioni, professionalità e personalità con eventi in tutto il mondo: da Londra a New York; da Buenos Aires e da S. Paolo a Las Vegas; fino al Giappone e all’Australia.
In totale, saranno consegnate ben 1 milione e 38mila firme con la partecipazione dell’Ambasciatore Vincenza Lomonaco, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’Unesco, del Presidente della Fondazione UniVerde, già Ministro dell’Ambiente e dell’Agricoltura italiano, Alfonso Pecoraro Scanio, il Presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, Sergio Miccù e il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
La passione per la pizza, è una passione universale con gli americani che ne sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa all’anno, ma gli italiani guidano la classifica in Europa con 7,6 kg, seguiti dagli spagnoli (4,3 Kg), francesi e tedeschi (4,2 Kg), britannici (4 Kg), belgi (3,8 Kg), portoghesi (3,6 Kg) e austriaci, che con 3,3 kg di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.

La pizza napoletana dal 4 febbraio 2010 è stata ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento internazionale, di fronte al moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. L'adesione di Coldiretti alla campagna, accompagna la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org insieme all'Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell'ex ministro dell'Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio, per garantire pizze realizzate a regola d'arte con prodotti genuini e provenienti dall'agricoltura italiana e, combattere anche l’agropirateria internazionale.
La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità, tutela un settore che vale 10 miliardi di euro con almeno 100 mila lavoratori fissi ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell'Accademia Pizzaioli. Ogni giorno - solo in Italia - si sfornano circa 5 milioni di pizze, per un totale di un miliardo e mezzo all'anno nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio.
Non è un caso che oggi il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia, secondo un sondaggio Coldiretti e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all'estero, seguita dal cappuccino, dagli spaghetti e dall'espresso, secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo tesoro italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.

L’elenco tricolore comprende anche:

  • L’Opera dei pupi (iscritta nel 2008)
  • Il Canto a tenore (2008)
  • La Dieta mediterranea (2010)
  • L’Arte del violino a Cremona (2012)
  • Le macchine a spalla per la processione (2013)
  • La vite ad alberello di Pantelleria (2014).

Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria, alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015.