19 Maggio 2016

Pizza Made in Italy da record, a Napoli battuto il Guinness di Expo

Una pizza Made in Italy da record, lunga 1853,88 metri (di gran lunga superiore a quello precedente di 1595,45 metri, raggiunti il 20 giugno 2015 ad Expo) è stata realizzata sul lungomare di Napoli, grazie all’iniziativa “l’Unione fa #pizzaunesco” promossa da Pizza Village con il Patrocinio del Comune di Napoli, insieme all'Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla Fondazione Univerde. Il risultato di questa pizza Made in Italy da record, è stato certificato dal Comitato mondiale del Guinness World Record, con l’obiettivo di sostenere la candidatura dell’arte dei pizzaiuoli napoletani a patrimonio immateriale dell’Unesco per la quale sono state già raccolte un milione di firme in tutti i continenti, quasi la metà delle quali grazie all’impegno della rete dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica lungo tutta la Penisola.

Al record hanno lavorato centinaia di pizzaioli che, come ingredienti, hanno utilizzato:

  • 2000 chili di farina
  • 1600 chili di pomodoro
  • 2000 chili di fiordilatte
  • 200 litri di olio e trenta chili di basilico

Tutto rigorosamente Made in Italy al 100%.

I pizzaioli dopo aver steso l’impasto e farcito la pizza su teglia da circa 50 centimetri di larghezza, hanno avviato la cottura grazie all’ausilio di 5 forni a legna realizzati su postazioni mobili con motore elettrico appositamente studiati. La pizza Made in Italy da record è stata offerta a tutti i presenti e alle Associazioni benefiche.
Il record è stato realizzato proprio nel giorno della pubblicazione della richiesta italiana di riconoscere definitivamente il nome Pizza Napoletana, come denominazione di una Specialità Tradizionale Garantita (STG), da tutelare contro imitazioni e falsi. Una necessità per allungare la protezione della denominazione conquistata dall'Italia nel 2009 oltre il termine del 4 gennaio 2023 previsto dalle norme.
Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze anche se i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti, che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani, che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.
Una domanda che nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio riesce a dare lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone. Non è un caso che oggi il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia e che sia anche la parola italiana più conosciuta all'estero con l'8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%), secondo un sondaggio online della Società Dante Alighieri.  La pizza è anche il prodotto gastronomico Made in Italy più conosciuto al mondo, un vero e proprio simbolo d'Italia, frutto di un'arte secolare minacciata da una globalizzazione che rischia di reciderne le radici culturali; merita, quindi, il riconoscimento da parte dell'Unesco, tanto da aver ottenuto, grazie alla grande mobilitazione di cittadini e personalità di tutto il mondo e all'impegno del Governo italiano, la candidatura ufficiale da parte della Commissione Nazionale Italiana Unesco nel marzo 2015 poi ripresentata nel marzo 2016.

La world petition #PizzaUnesco ha avuto il sostegno di molte istituzioni culturali e sociali, organizzazioni, professionalità e personalità con eventi in tutto il mondo: da Londra a New York, da Buenos Aires e da S. Paolo a Las Vegas fino al Giappone e all’Australia. “La partecipazione attiva della Coldiretti alla campagna, ha l’obiettivo per garantire pizze realizzate a regola d'arte con prodotti genuini e provenienti dall'agricoltura italiana e combattere anche l’agropirateria internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe anche il settimo “tesoro” italiano, ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco.