31 Marzo 2018

Pasqua: 300 mila in agriturismo, +10% visitatori zone terremotate

Pasqua: oltre trecentomila italiani a tavola in agriturismo. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti che evidenzia come sia sempre forte la ricerca della tranquillità in campagna lontano dai ritmi e dal rumore della città.

La capacità di mantenere inalterate le tradizioni alimentari nel tempo con menù di Pasqua locali a base prodotti di stagione a chilometri zero e biologici è – spiega Coldiretti – la qualità più apprezzata dagli ospiti degli agriturismi dove è in continua crescita anche l’offerta di servizi aggiuntivi come passeggiate all'aria aperta a piedi e in bicicletta, trekking, lezioni di equitazione e tiro con l’arco, ma anche corsi in cucina o di orticoltura. La tendenza è per le prenotazioni a ridosso del periodo di soggiorno con una vacanza media di 2 o 3 giorni. I circa 23mila agriturismi presenti nella Penisola svolgono anche un’importante funzione di traino per le economie locali, come dimostrano le zone del terremoto dove nonostante le difficoltà si stima di aumento del 10% delle presenze secondo Coldiretti.

Inoltre, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat a gennaio in relazione ai risultati dell’industria alimentare la crescita del 6,2% del fatturato alimentare rispetto allo scorso anno è spinta dalle previsioni positive sulle tavole degli italiani a Pasqua. Adesso è necessario dunque che gli ottimi risultati dell’industria alimentare che devono trasferirsi nelle aziende agricole dove in molti comparti le remunerazioni non coprono neanche i costi di produzione, mentre a livello di consumi al dettaglio il cibo – sottolinea Coldiretti – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi. Il risultato positivo è sostenuto dall'aumento della spesa a tavola degli italiani che nel 2017 è tornata ad aumentare del 3,2% dopo cinque anni di segno negativo secondo elaborazioni Coldiretti sulle rilevazioni Ismea Nielsen. Un effetto che – conclude la Coldiretti – non deve essere vanificato dall'aumento dell’Iva che colpirebbe anche beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con conseguenze drammatiche sui redditi delle famiglie più bisognose.