29 Marzo 2016

Olio di oliva, domani si vota per togliere la data di scadenza

Togliere la data di scadenza dell’ olio di oliva, per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori, è un errore che mette a rischio la qualità dell’offerta in Italia. E’ quanto si afferma nell’annunciare che la misura sarà domani all’esame della Commissione politiche dell’Unione Europea del Senato che sta esaminando la Legge europea 2015 diretta a modificare l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013, nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva. Di fatto si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio di oliva vecchio e fa invece venir meno un' importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche.

Con l’invecchiamento l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute, in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo. E' dunque necessario mantenere il termine minimo di conservazione di diciotto mesi dalla data di imbottigliamento, prevedendo una possibilità di deroga solo qualora il produttore adotti ulteriori accorgimenti per la conservazione organolettica del prodotto, da riportare in etichetta. Invece se saranno recepite le indicazioni comunitarie, la data di scadenza non sarà più di 18 mesi, ma potrà essere decisa liberamente dagli stessi imbottigliatori, il che equivale di fatto a cancellarla, poiché ognuno potrà metterla in base ai propri interessi commerciali ed è evidente il rischio che in molti ne approfitteranno per smaltire l’olio vecchio. Sarebbe altresì importante introdurre l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta. Il disegno di legge europea 2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata … con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva.

“Un danno per i consumatori ed i produttori in un Paese come l’Italia che è il primo importatore mondiale di olio di oliva, che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri” afferma il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo. L’Italia ha prodotto nell’ultimo anno, 300 milioni di chili ottenuti da un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno, con un fatturato di circa 2 miliardi di euro ed un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative. Numeri che fanno dell’Italia il secondo produttore mondiale dopo la Spagna, ma anche il primo paese per numero di oli Dop (Denominazione di origine protetta), ben 43.