13 Aprile 2018

Maledetta primavera, pioggia e grandine no stop

Il livello idrometrico del fiume Po è salito di circa 2 metri in sole ventiquattro ore per effetto delle intense precipitazioni di una primavera che stenta ad arrivare. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti della mattina del 13 aprile a Piacenza dal quale si evidenzia come il rapido aumento del livello del principale fiume italiano sia il risultato dell’ondata del maltempo che si è abbattuta con temporali e grandine provocando danni, allagamenti e frane.

La situazione più grave nel pavese per una grandinata epocale che ha danneggiato almeno il 20% delle coltivazioni di orzo, frumento e foraggi come erba medica e loietto secondo la prima stima della Coldiretti sulle conseguenze della tempesta di ghiaccio, con chicchi grandi come nocciole.

Nell’attuale fase stagionale con le piante in piena fioritura e le primizie in campo, la grandine è l’evento più temuto dagli imprenditori agricoli per la perdita dell’intero raccolto dopo in anno di lavoro.

L’andamento anomalo di questa primavera conferma i cambiamenti climatici in atto che nei campi si manifestano proprio con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali. Il maltempo è tornato ad abbattersi sull’Italia dopo un mese di marzo con straordinarie piogge e neve che ha fatto registrare la caduta del 74% di acqua in più rispetto alla media storica, secondo una analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Isac Cnr.

Se le precipitazioni sono importanti soprattutto al sud dove nei principali invasi c’è bisogno d’acqua per scongiurare la siccità estiva, a preoccupare nelle campagne sono le continue precipitazioni che impediscono l’inizio dei lavori primaverili nei terreni. Al centro nord la pioggia non stop della coda dell’inverno ha fatto saltare le semine del mais e della soia fino alle patate con ritardi che cominciano a farsi consistenti.

Siamo di fronte all’ultima perturbazione in un inizio di anno iniziato con maltempo e gelo che ha distrutto gli ortaggi in campo e provocato perdite consistenti nelle piante da frutto e soprattutto gli ulivi per danni complessivi stimati in oltre 400 milioni di euro. Il clima impazzito del 2018 ha spaccato la corteccia, bruciato le gemme e spogliato dalle foglie almeno 25 milioni di piante di ulivo dalla Puglia all’Umbria, dall’Abruzzo sino al Lazio con danni che, a seconda delle regioni, incideranno tra il 15% e il 60% della prossima produzione.