6 Marzo 2015

Made in Italy: stop Parmesan a Masterchef, da Usa ad Australia

Nelle ricette proposte dalla trasmissione Masterchef nei diversi continenti, dall’Australia agli Stati Uniti, si parla spesso di Parmesan invece che di Parmigiano Reggiano o di Grana Padano. È quanto denuncia la Coldiretti nel sottolineare l’importanza di rispettare la tradizione produttiva italiana nella popolare trasmissione televisiva, seguita da milioni di spettatori a livello internazionale. La cucina ha un grande valore culturale ed è chiamata a svolgere un ruolo determinante nel difendere e far conoscere le tradizioni alimentari - e con esse la vera identità dei prodotti impiegati. Invece, nei siti ufficiali della trasmissione Masterchef dei diversi continenti, dalle Americhe all’Oceania, si fa spesso riferimento a piatti che hanno come ingrediente il Parmesan, anche quando fanno esplicito riferimento a ricette italiane. Sul sito ufficiale di Masterchef Australia, ad esempio, si parla di Pasta con mais, erbe e Parmesan, di Risotto al Parmesan con uovo cotto in camicia o, addirittura, di Pomodoro basilico e bruschetta al Parmesan. La situazione non cambia in Usa, dove tra le ricette di Masterchef Usa Junior ci sono la Pasta condita con olio di oliva e Parmesan o il Pollo al Parmesan.

Siamo di fronte ad una situazione che alimenta una grave incertezza sulla reale origine dei prodotti utilizzati, poiché il Parmesan è l’imitazione più diffusa del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano nel mondo, con una produzione che solo negli Stati Uniti tra Wisconsin, California e New York arriva a 120 milioni di kg all’’anno. Elevati quantitativi si realizzano anche in Australia, dove si commercializza addirittura Parmesan con il marchio Perfect Italiano, che non ha nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
Si tratta di imitazioni che fanno concorrenza sleale al vero Parmigiano Reggiano, che è realizzato secondo un disciplinare approvata dall’Unione Europea, che prevede la provenienza del latte da determinate zone del territorio nazionale, il divieto nell’uso di insilati, additivi e conservanti nell’alimentazione del bestiame, una stagionatura che varia da 12 a 24 mesi, l’impiego di 14 litri di latte per produrre 1 kg di formaggio e 550 per produrre una forma dal peso medio di 40 kg.

Confondere il Parmesan con il Parmigiano Reggiano e Grana Padano mette a rischio il sistema produttivo agroalimentare Made in Italy, che vale complessivamente quasi 4 miliardi di fatturato, con il Grana Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dall’Unione Europea, per un volume di affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530 milioni all’export, mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondo posto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni alle esportazioni.
Il problema è però soprattutto culturale e la Coldiretti sottolinea l’importanza che sul tema intervenga anche il pool di cuochi stellati chiamati giustamente a raccolta in vista di Expo 2015 dal Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale inespresso della cucina italiana dentro e fuori i confini nazionali.