5 Marzo 2015

Made in Italy: Parmigiano colpito dalla crisi, chiusa 1 stalla su 4

La crisi fa più danni del terremoto, con la scomparsa di quasi 1 stalla su 4 impegnata nella produzione del latte per il Parmigiano Reggiano e la perdita drammatica di migliaia di posti di lavoro negli allevamenti e nei caseifici, rispetto al 2007. È quanto emerge dal Dossier sul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità, presentato in occasione della mobilitazione di giovedì 5 marzo 2015 che ha visto in prima linea il popolo del Parmigiano, con migliaia di produttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori.
A rischio c’è un sistema produttivo che vale complessivamente quasi 4 miliardi di fatturato, con il Grana Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dall’Unione Europea, con un volume di affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530 milioni per le esportazioni, mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondo posto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export.

I compensi riconosciuti ai caseifici e agli allevatori per il Parmigiano Reggiano sono precipitati al di sotto dei costi di produzione e ora il mondo produttivo si trova a fronteggiare una situazione di crisi più grave del terremoto, che 3 anni fa aveva fatto crollare a terra migliaia di forme e distrutto stalle e magazzini. Nell’ultimo anno il prezzo pagato ai produttori di Parmigiano Reggiano è diminuito del 20% nel giro di 12 mesi, passando dai 9,12 euro del gennaio 2014 ai 7,31 euro di fine dicembre 2014. A differenza, il prezzo di vendita ai consumatori è calato appena del 4% con effetti negativi sugli acquisti degli italiani. Sotto accusa anche la diffusione senza controllo dei cosiddetti similgrana, spesso offerti già grattugiati, che ingannano sulla reale origine e fanno concorrenza sleale al prodotto originale.

All’estero la situazione non è migliore, con il valore delle esportazioni che è sceso nel 2014. Secondo le proiezioni su dati Istat, negli Stati Uniti si è verificato il calo più pesante, con un crollo del 10% per un fatturato attorno ai 100 milioni di euro, nonostante l’andamento favorevole del tasso di cambio.
A rischio c’è un sistema produttivo dal quale si ottengono circa 3,2 milioni di forme all’anno, con 363 piccoli caseifici artigianali della zona tipica, alimentati dal latte prodotto nelle appena 3348 stalle rimaste nel 2014, dove si allevano 245mila mucche.
Una stagionatura che varia da 12 a 24 mesi, il divieto nell’uso di insilati, additivi e conservanti nell’alimentazione del bestiame, un peso medio delle forme di 40 kg, l’impiego di 14 litri di latte per produrre 1 kg di formaggio e 550 per produrre una forma - sono le caratteristiche distintive del prodotto alimentare Made in Italy più conosciuto e più imitato nel mondo, che ha ottenuto dall’Unione Europea il riconoscimento della loro determinazione a conservare inalterato nel tempo il metodo di lavorazione e l’altissimo livello qualitativo del formaggio che può contare su ben 9 secoli di storia.

Le origini del Parmigiano Reggiano risalgono al Medioevo e vengono generalmente collocate attorno al XII secolo, quando presso i monasteri benedettini e cistercensi di Parma e di Reggio Emilia si diffuse la produzione di un formaggio a pasta dura, ottenuto attraverso la lavorazione del latte in ampie caldaie. Tra le prime citazioni quella di Giovanni Boccaccio, che nel 1351 descriveva nel Decamerone il Paese del Bengodi così: Et eravi una montagna tutta di formaggio Parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti, che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni e ravioli e cuocerli in brodo di capponi, e poi li gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava, più se n'aveva.