21 Maggio 2015

Made in Italy: mai così tanto olio d’oliva dall’estero, allarme frodi

Aumento record del 38% nelle quantità di olio d'oliva importato in Italia nel 2014: ne sono giunte dall'estero ben 666 mila tonnellate, come mai era avvenuto negli ultimi 20 anni, con un evidente rischio che venga spacciato come Made in Italy quello straniero. A favorire le importazioni è senza dubbio il calo produttivo di oltre il 35% registrato per i raccolti nazionali, con una produzione che è scesa sotto le 300 mila tonnellate rispetto alle 464 mila della scorsa campagna.

Nonostante l’esistenza di una rigorosa cornice normativa definita con la legge 9 del 2013, fortemente sollecitata dalla Coldiretti, che ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore, occorre denunciare una diffusa disapplicazione delle norme previste, a partire dal mancato controllo di regimi di importazione, che non consente di verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata. Ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per l’olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva. Inoltre mancano ancora i controlli per la valutazione organolettica del prodotto, che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d’oliva individuandone le caratteristiche, mentre latitano anche le sanzioni per inadempienza, che prevedono l’uso obbligato dei tappi antirabbocco nella ristorazione, dove continuiamo a trovare spazio le vecchie oliere indifferenziate, ad ulteriore beffa e danno per i consumatori.

Una disapplicazione della legge che si estende poi al mancato contrasto nei riguardi dei marchi ingannevoli, che inducono spesso in errore i consumatori che non sono in grado di conoscere esattamente cosa portano a tavola. L’Italia infatti è il primo importatore mondiale di oli d'oliva, che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici in molti casi ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza, nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal 1 luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte miscele di oli di oliva comunitari, miscele di oli di oliva non comunitari o miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari, obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.

Bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono spesso vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. In alcuni casi si tratta di semplici inganni, ma in altri di vere e proprie frodi, come confermano i sequestri di oli e grassi effettuati dai Carabinieri dei Nas per prodotti adulterati, che sono aumentati in valore del 483% dal 2007 e hanno raggiunto nel 2014 il valore di 7,5 milioni di euro. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. In attesa che vengano strette le maglie larghe della legislazione, il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione alle etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane, o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica.