23 Febbraio 2015

Libia: da revisione contratti a rischio scambi per 6,5 miliardi

L’interscambio tra Italia e Libia, anche se in calo, ha superato nettamente i 6,5 miliardi nel 2014, con le importazioni che hanno raggiunto i 4,5 miliardi e le esportazioni che hanno superato i 2 miliardi di euro. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti dopo la decisione del governo libico di "rivedere tutti i contratti con le aziende straniere ed escludere le compagnie turche dalla possibilità di operare nel Paese".
Nonostante rispetto allo scorso anno le importazioni siano praticamente dimezzate (-48%) e le esportazioni siano calate del 19%, la Libia rimane un partner commerciale importante per l’Italia, dove sono oltre 1500 le imprese coinvolte nell’export. Dalla Libia si importano soprattutto petrolio, minerali e manifatturiero, quest’ultimo oggetto anche di esportazione, che ha visto anche una forte crescita negli ultimi anni per l’agroalimentare, seppure l’instabilità politica abbia causato un taglio del 25% per le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani nel 2014.

Lo scorso anno, il valore del Made in Italy agroalimentare esportato in Libia è sceso bruscamente a un valore attorno a 160 milioni di euro, che rappresenta comunque una componente importante dell’export complessivo. Per motivi culturali e religiosi, sono praticamente nulle le esportazioni di vino, formaggi e salumi, mentre l’ortofrutta è il prodotto alimentare italiano più richiesto, con una valore delle esportazioni attorno ai 50 milioni di euro nel 2014, in calo del 22% rispetto all’anno precedente. La situazione è precipitata nel 2015, come conferma la cooperativa Fruit Modena Group, che ha interrotto le esportazioni di pere in Libia da alcune settimane, per i rischi nei pagamenti e l’incertezza che regna sul quel mercato, in passato molto promettente. Preoccupazioni per il futuro riguardano anche le esportazioni di conserve di pomodoro, che sono state pari ad oltre 40 milioni di euro e sono rimaste pressoché stabili nel 2014 (-0,2%). Il Consorzio Casalasco del Pomodoro di Cremona ha spedito nel maggio 2014 l’ultimo carico di Pomì e Gusto d’Oro in Libia, poi l’instabilità del paese ha impedito ulteriori rapporti di scambio commerciale, che erano stati avviati nel 2013.

Tiene l’export di caffè, che è rimasto stabile attorno ai 3 milioni di euro, mentre un drammatico calo si è registrato per le spedizioni di pasta Made in Italy, che sono crollate dell’84% e ammontano ad appena 2 milioni di euro nel 2014.
La guerra in Libia ha interrotto bruscamente il trend di forte crescita che avevano registrato le esportazioni di prodotti agroalimentari Made in Italy a partire dal 2008, in forte controtendenza rispetto alla crisi.
Le tensioni sul mercato libico si vanno a sommare a quelle che hanno portato all’embargo di frutta, verdura, formaggi, carne, salumi e pesce in Russia, con perdite stimate attorno ai 200 milioni di euro all’anno, che non hanno però impedito alle esportazioni italiane di chiudere il 2014 facendo registrare un record storico per i prodotti enogastronomici nazionali, raggiungendo il valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente.