1 Febbraio 2017

Latte di pecora, i pastori sardi lanciano SOS sopravvivenza

Migliaia di pastori hanno invaso il centro di Cagliari con i trattori per dire basta alle speculazioni sul latte di pecora che hanno dimezzato i prezzi riconosciuti ai pastori sardi con una perdita stimata in 130 milioni di euro. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti diffusa in occasione della protesta per difendere una tradizione secolare che dopo il fallimento dello sviluppo industriale, rappresenta il vero valore aggiunto per il rilancio l’economia, il lavoro ed il turismo della regione.

Dalla mungitura quotidiana si ottiene in media un litro di latte di pecora che viene pagato oggi al ribasso - denuncia Coldiretti - appena 55 centesimi rispetto ad 1 euro di fine campagna 2015. Una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti nell’Isola. Accanto ai pastori si sono schierati pescatori, allevatori, coltivatori di ortofrutta, vino, cereali e delle altre produzioni impegnati a garantire la genuinità e l’originalità della vasta offerta agroalimentare di un territorio dove produrre è sempre più difficile per la burocrazia, i costi dei trasporti, dell’acqua e per i danni causati dagli animali selvatici.

"E' inaccettabile, ha dichiarato Maria Letizia Gardoni delegata nazionale Coldiretti Giovani Impresa, il perdurare di una situazione che non riconosce il lavoro anche di tanti giovani  fatto di passione, sacrifici e amore a tutela del patrimonio culturale, ambientale ed economico di una terra meravigliosa".

La Sardegna è nel Mediterraneo la terra in cui è più alta la concentrazione di pecore: quasi più di due ogni abitante, 2,8 milioni di animali per 1,5 milioni di persone con il risultato che le forme paesaggistiche dell'Isola dipendono dal fatto che ben il 70% del territorio è destinato al pascolo dal quale gli animali traggono alimento. E’ in questa bellissima regione che si trova il 40% delle pecore allevate in Italia che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop), ma riconosciti dall’Unione Europea ci sono anche il Fiore Sardo Dop e il Pecorino Sardo Dop.

In gioco non c’è solo la sopravvivenza di un settore simbolo del Made in Italy ma anche un patrimonio unico di biodiversità fonte di benessere. Infatti il latte di pecora ha un impatto determinante anche sulla salute: è provato scientificamente che i prodotti alimentari derivanti da animali che pascolano hanno effetti positivi sulla vita dell'uomo perché sono ricchi di sostanze nutraceutiche e la prova concreta viene in Sardegna dall'alto numero di centenari: 22 ogni 100mila abitanti, la seconda regione più longeva del mondo dopo la giapponese Okinawa. Ma in gioco c’è anche

La Coldiretti della Sardegna chiede tra l’altro che d’ora in poi ogni centesimo pubblico destinato al comparto debba avere una ricaduta certa e diretta sui pastori per non fare arricchire furbetti ma anche l’intensificazione dei controlli sulle truffe e sugli inganni. Occorre inoltre verificare e accelerare l’apertura del bando per destinare il pecorino ai poveri indigenti, attivare il prestito di conduzione e tutte le misure comunitarie disponibili per sostenere i redditi e garantire liquidità alle imprese agricole. #NOpastoriNOsardegna