9 Febbraio 2015

Latte: aziende italiane in mano ai francesi, intervenga antitrust

L’ultima operazione della multinazionale del latte francese Lactalis è stata l’acquisizione del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane, annunciata silenziosamente a fine anno e festeggiata con una lettera in cui si annunciava agli allevatori italiani fornitori dei diversi marchi del Gruppo un ulteriore taglio a 35 centesimi al litro del prezzo del latte. È quanto emerge dal dossier L’attacco alle stalle italiane, presentato dalla Coldiretti in occasione della più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo. La Coldiretti e il Codacons chiedono con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica, a danno dei produttori di latte fresco, all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).

La presenza della multinazionale francese Lactalis in Italia inizia nel 2003, con l’acquisizione dell’Invernizzi, continua con quella della Galbani e della Locatelli, nel 2011 con la Parmalat e infine con l’acquisizione del Consorzio Cooperativo Latterie Friulane. A ciò si aggiunge la strana storia della Centrale del Latte di Roma, che vede coinvolta la multinazionale francese Lactalis. Nel marzo del 2010, una Sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato la nullità della vendita della Centrale del Latte di Roma a Cirio da parte del Comune di Roma e tutti gli atti conseguenti, compresa la successiva vendita a Parmalat. Pertanto le azioni della Centrale del Latte sono ritornate al Comune di Roma, il quale però, dopo 5 anni, non ha ancora avviato le procedure di recupero delle proprie azioni. Intanto il progetto per il recupero della Centrale è chiaro: prevede un ruolo di partecipazione diretto degli allevatori nelle scelte che riguardano l’azienda.

Il risultato di questa situazione di mercato è un evidente squilibrio contrattuale tra le parti che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono. I prezzi praticati dagli intermediari della filiera del latte fresco sono iniqui e gli allevatori manifestano ormai evidenti segni di cedimento.
La Coldiretti, sostenuta anche dall’intervento di Codacons, ha dunque chiesto all’Antitrust (AGCM) che si faccia chiarezza sulla questione dei prezzi e dei costi di produzione, argomento ancora troppo poco indagato, e che si individui la situazione di abuso in cui le imprese di trasformazione operano a danno di chi garantisce una materia prima di qualità.

La recente legge n. 27 del 2012 ha disposto interventi urgenti a tutela della concorrenza e dello sviluppo della competitività, prevedendo una disciplina specifica in materia di cessione dei prodotti agricoli e agroalimentari nelle relazioni commerciali (art. 62). La particolare attenzione alle relazioni contrattuali nel settore agricolo è dovuta al riconoscimento della posizione di debolezza, in cui versa una parte contraente rispetto a imprese più forti sul mercato. Il decreto che ha dato attuazione all’articolo 62 vieta le pratiche commerciali sleali e, in particolare, quelle che determinano prezzi palesemente al di sotto dei costi di produzione medi dei prodotti oggetto delle relazioni commerciali e delle cessioni da parte degli imprenditori agricoli.