7 Dicembre 2016

Frode alimentare: fenomeno dilagante, come contrastarla?

Un prodotto tipico italiano su tre viene regolarmente imitato, procurando così un danno economico per il nostro paese, pari ad oltre 2 miliardi di euro all'anno. L'imitazione dei prodotti Made in Italy costa all' Italia circa 300.000 posti di lavoro e rappresenta un giro d'affari di circa 60 miliardi di euro a livello mondiale, 22 miliardi in Europa e 296 milioni a livello nazionale con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale. Questi dati dovrebbero bastare a spiegare l’impatto che la frode alimentare ha sul comparto agroalimentare italiano, considerato dal mondo sinonimo di uno stile di vita basato su benessere e qualità. In realtà il fenomeno della frode alimentare è piuttosto complesso e, non ha implicazioni solo commerciali ma, nella peggiore della sua manifestazione, anche sanitarie. Per frode alimentare sanitaria infatti s’intendono quelle azioni che corrompono la qualità e salubrità del prodotto, azioni che minacciano la salute del consumatore, quali l’adulterazione (es. vino e latte annacquati o olio di semi in olio d’oliva), l’alterazione (es. prolungamento della scadenza) e la sofisticazione (es. mozzarella sbiancata con perossido di benzoile per renderla più simile a prodotti pregiati). Dall’inizio della crisi, il valore di cibi e bevande adulterate sequestrate in Italia è aumentato del +248%, tanto che le frodi alimentari sono il reato più temuto dagli italiani: per 6 persone su 10 sono più gravi di quelle fiscali. Dal punto di vista commerciale, le frodi più frequenti sono la contraffazione e l’Italian sounding. La contraffazione può consistere nella falsificazione degli alimenti nel marchio, nell’indicazione di provenienza geografica o nella denominazione di origine in modo tale che possa essere scambiato con l'originale. In altri termini, si tratta della più tipica della truffe perseguibile penalmente (Codice Penale artt. 440, 442). L’Italian sounding, invece, rappresenta la più eclatante e complessa forma di truffa, che consiste nella realizzazione di un prodotto più o meno identificato come originario dell'Italia grazie all’impiego di parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’idea dell’Italia, su prodotti che non provengono realmente dal nostro Paese. A differenza della contraffazione, l’Italian sounding non è perseguibile penalmente, in quanto utilizza nomi e marchi in un’accezione generica o ambigua, muovendosi in una “zona grigia” favorita dalla mancanza di norme, regole condivise ed accordi internazionali atti a garantire la totale trasparenza sull’origine delle materie prime, sui processi produttivi nonché una leale concorrenza. Il fenomeno dell’Italian sounding, è altamente diffuso in Nord America, dove il valore di mercato dei prodotti importati è 8 volte maggiore alle esportazioni effettive.

Frode alimentare anche negli USA, dove 7 pecorini di tipo italiano su 10 sono tarocchi, nonostante il nome richiami esplicitamente al Made in Italy. Nel 2015 la produzione di imitazioni dei pecorini italiani negli USA ha raggiunto il quantitativo di quasi 25 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, mentre gli arrivi dei prodotti originali dall’Italia, sono risultati pari a 10,81 milioni di chili nello stesso anno. Si tratta di prodotti che hanno poco o niente in comune con il vero formaggio pecorino italiano, basti pensare ai formaggio commercializzati con il nome di pecorino Friulano, Crotonese e Romanello prodotti in Canada con latte di mucca. Più in generale, nel 2014 negli USA sono stati prodotti 2.228 milioni di kg di imitazioni di formaggi italiani contro i 28 milioni di kg di veri formaggi italiani esportati in USA. La contraffazione e l’Italian sounding sono fenomeni che stanno dilagando anche sul web, tanto che i Nuclei Antifrodi dei Carabinieri hanno individuato 70 diverse tipologie di prodotti alimentari contraffatti in vendita sulla Rete: prodotti tipici locali e regionali (32%), prodotti Dop e Igp (16%) , semilavorati come insaccati, sughi, conserve (12%). L’agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita, capace di generare un volute d’affare superiore a 16 miliardi di euro. Nel nostro Paese 5.000 locali della ristorazione sono nelle mani della criminalità organizzata; di recente i Carabinieri di Roma hanno confiscato beni per 80 mln di euro tra i quali bar, ristoranti, pizzerie, anche nel centro storico della Capitale a quattro imprenditori, ritenuti coinvolti in traffici gestiti dalla camorra napoletana.

Tuttavia, la mancanza di chiarezza e l’assenza di norme sull’indicazione obbligatoria in etichetta della provenienza della materie permette il perdurare, anche all’interno dei nostri confini, di fenomeni fraudolenti a danno del consumatore. Infatti sulla base del notevole flusso d’importazione di materie prime dall’estero, si può affermare che 1/3 dei prodotti venduti in Italia o esportati come Made in Italy contiene materie prime straniere (3 cartoni su 4 di latte UHT sono fatti con latte estero; 2 prosciutti su 3 venduti come Italiani provengono da maiali allevati all’estero; 1/3 della pasta è ottenuta da grano non Italiano; 1 mozzarella su 2 è ottenuta con cagliate o latte non italiano). In termine di controlli, a contrastare il dilagante fenomeno delle frodi alimentari è l’attività meritoria delle forze dell’ordine (dai NAS ai NAC) che, sotto la supervisione del Mipaaf hanno disposto 106.901 controlli effettuando sequestri per 81.252.028 €. Con la tutela 'ex officio' delle Dop e Igp, sono stati esaminati 102 casi che hanno permesso di eliminare dagli scaffali in paesi dell’UE falsi prosciutti, formaggi, oli extravergini di oliva, vini e aceti a denominazione. L'attività di contrasto al falso Made in Italy sul web ha visto 400 segnalazioni, grazie alle collaborazioni con i maggiori players mondiali dell'e-commerce come eBay e Alibaba. Nel 2015, solo su Alibaba, è stato fermato un potenziale flusso mensile di 15.000 tonnellate di falso gorgonzola, 2 milioni di litri di falso aceto balsamico di Modena e quasi 13 milioni di bottiglie di falso Prosecco. Nell'ultimo mese è stata bloccata una frode alimentare da 5 mila tonnellate al mese di Parmesan, pari alla metà della produzione mensile dell'autentico Parmigiano.