22 Settembre 2015

Export birra Made in Italy triplicato in 10 anni

Volano le esportazioni di birra Made in Italy all’estero, che sono praticamente triplicate negli ultimi 10 anni, con un aumento record del 28% in quantità nel primo semestre 2015 rispetto allo stesso periodo anno precedente. È quanto emerge da un’analisi presentata in occasione della giornata ufficiale dedicata alla bevanda alcolica più consumata nel mondo. Durante la festa della birra a Expo, nel padiglione No farmers No party all’ingresso del Cardo Sud è stata aperta una speciale mostra dedicata all'innovazione della birra Made in Italy. Numerosi sono gli esempi innovativi della produzione nazionale presentati al Padiglione Coldiretti:

  • la birra piemontese aromatizzata alla canapa è di colore rosso rubino intenso e ha un deciso aroma di miscele di malti d'orzo con spiccata sensazione floreale e gusto pronunciato
  • la birra pugliese al carciofo è di colore giallo paglierino con intensi profumi, che molto ricordano il prestigioso Igp brindisino e gli agrumi, con un retrogusto piacevolmente amarognolo
  • tutta la freschezza delle visciole nella fruttata birra marchigiana aromatizzata con questa ciliegia acidula, una birra adatta per l’aperitivo, con sentori di luppolo e malto d’orzo
  • la pregiata birra biologica doppio malto trevigiana, che si esalta con il gusto del radicchio rosso tardivo Igp
  • la birra bionda al riso, realizzata da un’azienda veronese che con il riso ha realizzato decine di preparazioni e che ha inteso offrire una proposta alcoolica alternativa ai grandi vini Doc scaligeri.

Anche grazie a queste innovazioni, la birra Made in Italy va forte all’estero e conquista i paesi nordici, dalla Germania (+37%), alla Svezia (+5%), fino ai pub della Gran Bretagna (+3%), nel primo semestre del 2015 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A sostenere le esportazioni è infatti anche il boom nella produzione artigianale di birra Made in Italy, che quando sono l’evoluzione di aziende agricole rappresentano l'autentica espressione del Made in Italy. Ha raggiunto il record di 30 milioni di litri la produzione annuale di birra artigianale in Italia, dove in netta controtendenza alla crisi si contano circa 600 microbirrifici nel 2014, rispetto alla trentina censiti 10 anni fa. Oltre a contribuire all’economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35, che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni - dalla certificazione dell’origine a km 0 alla produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative, come i brewpub o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Un’offerta variegata in grado di soddisfare gli oltre 30 milioni di appassionati consumatori di birra presenti in Italia, dove tuttavia il consumo procapite è di 29 litri, molto poco rispetto ad altri Paesi europei:

  • 144 litri pro capite in Repubblica Ceca
  • 107,8 litri in Austria
  • 105 litri in Germania
  • 85,6 litri in Irlanda
  • 85 litri in Lussemburgo
  • 82 litri in Spagna.

A garantire la produzione italiana di birra ci sono le coltivazioni nazionali di orzo, con una produzione di circa 860.000 tonnellate nel 2014 su una superficie complessiva investita di circa 226.000 ettari. Per quanto concerne la produzione di birra, la filiera cerealicola unitamente al Ministero delle Politiche Agricole ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo, pari a circa 90.000 tonnellate. Da tempo Coldiretti ha stimolato, perseguito e avviato la politica delle filiere corte del Made in Italy agroalimentare. Contestualmente, si sta potenziando su tutto il territorio nazionale la rete distributiva di Campagna Amica, presso la quale il consumatore trova i prodotti firmati direttamente dal produttore in una sorta di vera tracciabilità. Tale politica ha stimolato anche la nascita di iniziative progettuali nel segmento della birra artigianale o agricola, avviando una nuova imprenditorialità costruita con l’impiego dell’orzo aziendale, in un contesto produttivo a ciclo chiuso garantito dallo stesso agricoltore. In questa situazione di grande dinamicità, a supporto della trasparenza dell’informazione dei consumatori, è però necessario qualificare le produzioni nazionali con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, per evitare che vengano spacciati come Made in Italy produzioni straniere.