26 Agosto 2015

Expo 2015: speculazione su fame ha bruciato 50 miliardi all’anno

Da quando ha aperto le porte, Expo 2015 è stato un'importante arena di discussione per i temi del diritto di accesso al cibo e del modello di produzione e distribuzione degli alimenti. Secondo un'analisi sulla base degli andamenti al Chicago Board of Trade, punto di riferimento del mercato delle materie prime agricole a livello mondiale, le speculazioni sulla fame hanno bruciato circa 50 miliardi di dollari nell’ultimo anno solo per il grano con le quotazioni internazionali, che sono crollate del 29% - da 7 dollari per bushel (0,25 dollari al kg) del 2014 a poco più di 5 dollari per bushel (0,18 dollari al kg) attuali. Lo scorso anno sono diminuiti anche i prezzi del mais (-27%) e della soia (-25%).
"L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è fortemente condizionato dai movimenti di capitale, che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio, dai metalli preziosi fino a grano, mais e soia” ha affermato il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare i limiti di un modello di sviluppo intensivo e globalizzato, che ha declassato il cibo a merce di scambio anonima e indifferenziata.

Il Presidente Moncalvo ha osservato come si stia sopravvalutando l’incidenza e la risolutività delle nuove tecnologie, come gli ogm, e nello stesso tempo subiamo le conseguenze di uno sfruttamento fuori ogni controllo delle terre per la produzione di biocombustibili, soprattutto nei Paesi poveri, con l’accumulo di un drammatico ritardo nel garantire una giusta alimentazione. Ben 57 Paesi su 129 non hanno raggiunto l’obiettivo di dimezzare la fame entro il 2015, fissato dall’Onu nel 2000, con oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame. Questo è anche il risultato di una grande volatilità dei prezzi, influenzata da speculazioni che spesso non hanno nulla a che fare con la reale situazione di mercato, ma che impediscono la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi e alimentano il paradosso dell’abbondanza, denunciato da Papa Francesco proprio nel suo messaggio in occasione dell'inaugurazione di Expo 2015. Una disattenzione verso il valore del cibo, che è purtroppo confermata dal fatto che 1/3 del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame, tra le 670 milioni di tonnellate perse nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo.

La lotta alla fame dunque - sostiene Moncalvo - si combatte ripensando a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo, come ci ha stimolato a fare Papa Francesco nell’udienza che ci ha recentemente concesso in occasione del 70° anniversario dalla fondazione della Coldiretti. L’appello di Papa Francesco ci conforta nel nostro impegno per dare un adeguato riconoscimento economico e sociale del lavoro nei campi, dove pesano gli effetti di una globalizzazione senza regole che favorisce lo sfruttamento, la speculazione sul cibo e sottopaga i prodotti della terra. In questo contesto, l’Expo è un'enorme occasione per perseguire a livello globale un modello di sviluppo sostenibile attento all'ambiente, che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica, in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri. Con il loro lavoro, gli imprenditori agricoli italiani hanno costruito una agricoltura di straordinaria qualità, con caratteri distintivi unici, con una varietà e un’articolazione che non ha uguali al mondo. Questo know how, replicabile in ogni parte del pianeta, è il contributo della Coldiretti per affrontare la lotta alla fame nei Paesi più poveri.