23 Marzo 2016

Etichette alimentari: anonima metà spesa, serve indicazione d’origine

"Occorre introdurre senza esitazione in Italia, l’obbligo di indicare nelle etichette alimentari, l’origine degli alimenti, come ha richiesto il 96,5% degli italiani sulla base della consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari, condotta dal Ministero delle Politiche Agricole: questo perché 2 prosciutti su 3 venduti come italiani, sono provenienti da maiali allevati all'estero; 3 cartoni di latte a lunga conservazione su 4, sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle e il concentrato di pomodoro dalla Cina, i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015, per un totale di 67 milioni di chili”. E’ quanto ha chiesto il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, davanti a migliaia di agricoltori che si sono mobilitati a Bari con i propri trattori, per difendere l’agricoltura italiana che rischia di scomparire lungo la Penisola, sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato. "Oggi quasi la metà della spesa dei cittadini italiani ed europei è anonima, con prodotti importati dall’estero che vengono spacciati come italiani perché - ha affermato Moncalvo - non è obbligatoria alcuna indicazione nelle etichette alimentari. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza, sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione Europea, per le etichette alimentari con indicazione di origine per quanto riguarda i derivati del latte e della carne. Un via libera venuto sulla base del regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, che consente ai singoli Stati Membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti, qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine, ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole.

“Un'iniziativa che si è svolta in Italia con un risultato che non lascia spazio ad equivoci ed impegna le Istituzioni nazionali a introdurre le etichette alimentari con indicazione di origine, dove ancora mancano, dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione”, ha precisato Moncalvo.
Non è un caso che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015, l’89% dei consumatori ritiene che la mancanza di indicazione di origine nelle etichette alimentari, possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari; l’87% per le carni trasformate; l’83% per la frutta e verdura trasformata; l’81% per la pasta; il 78% per il latte a lunga conservazione.
La situazione di crisi sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti italiani, con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al Kg che non coprono neanche i costi della razione alimentare, per non parlare del prezzo del latte che con il venir meno degli accordi, rischia ora di essere in balia delle inique offerte dell’industria.

“In un momento difficile per l’economia, dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza”, ha continuato Moncalvo nel sottolineare che “l’obbligo di indicare nelle etichette alimentari l’origine, è una battaglia storica di Coldiretti che - con la raccolta di 1 milione di firme alla legge di iniziativa popolare - ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004, grazie alla quale è diventato obbligatorio indicare nelle etichette alimentari la provenienza del latte fresco e quella della passata di pomodoro in Italia”.
Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa, ma le etichette alimentari restano anonime per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta, dalla pasta al latte a lunga conservazione, dal concentrato di pomodoro ai sughi pronti, fino alla carne di coniglio.
A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina, dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

L’Italia sotto il pressing di Coldiretti, ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy, per effetto dell'influenza aviaria, mentre a partire dal 1° gennaio 2008, l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

LA META’ DELLA SPESA DEGLI ITALIANI E’ ANONIMA

Cibi con l'indicazione di provenienza        E quelli senza
   
Carne di pollo e derivati Salumi
Carne bovina Carne di coniglio
Frutta e verdura fresche Carne trasformata
Uova Frutta e verdura trasformata
Miele Derivati del pomodoro diversi da passata
Passata di pomodoro Formaggi
Latte fresco Derivati dei cereali (pane, pasta)
Pesce Latte a lunga conservazione
Extravergine di oliva Concentrato di pomodoro e sughi pronti
Riso

Fonte: Elaborazioni Coldiretti