22 Aprile 2019

Earth Day 2019: giovani agricoltori a servizio del Pianeta

Il 22 aprile si celebra l’Earth Day, Giornata Mondiale della Terra, la più grande manifestazione al mondo sull’ambiente e la salvaguardia del pianeta.

Indetta per la prima volta dalle Nazioni Unite nel 1970, l’Earth Day viene celebrata non a caso un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, a ricordare che il nostro pianeta è un bene prezioso fatto di risorse esauribili e per questo da proteggere e tutelare.

Nell’ultimo anno sono scomparsi 100mila ettari di terra coltivata, pari alla superficie di 150mila campi da calcio, a causa del consumo di suolo e della cementificazione ma anche del mancato riconoscimento del lavoro degli agricoltori, dai bassi prezzi pagati per i prodotti dei campi fino agli attacchi degli animali selvatici che distruggono i raccolti e mettono in pericolo la sicurezza nelle aree rurali.

Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat relativi alle intenzioni di semina, nel 2019 la superficie coltivata in Italia è scesa ancora ad appena 11,3 milioni di ettari. Tra l’altro nell’ultimo anno sono andati persi 21mila ettari di prati permanenti e pascoli anche per gli attacchi degli animali selvatici agli allevamenti, la concorrenza sleale dei carne e formaggi stranieri spacciati per nazionali e il massiccio consumo di suolo che in Italia ha ridotto drasticamente gli spazi verdi e i tradizionali percorsi lungo i fiumi fino ai pascoli di altura storicamente usati anche per la transumanza delle greggi. Calano di circa 24mila ettari anche i terreni coltivati a foraggere destinate all’alimentazione degli animali negli allevamenti soprattutto nelle aree interne più difficili dove maggiore è il rischio dell’abbandono.

Un trend che aggrava il fenomeno della perdita di suolo fertile, dopo che negli ultimi 25 anni è già scomparso oltre un quarto della terra coltivata. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato è che sono saliti a 7275 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91,3% del totale ma la percentuale sale al 100% per Liguria e Toscana mentre e al 90% per il Piemonte, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra.

Per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono, l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Con la chiusura di un’azienda agricola, infatti, insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare il ruolo insostituibile di presidio del territorio.

La soluzione è garantire un giusto prezzo per i prodotti agricoli, eliminando le distorsioni all’interno delle filiere e la concorrenza sleale delle importazioni da paesi stranieri, e assicurando una piena trasparenza dal campo alla tavola, estendendo a tutto il cibo in commercio l’obbligo dell’origine in etichetta. Ma occorre anche risolvere il problema degli attacchi degli animali selvatici, dai cinghiali fino ai lupi, che distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, causano incidenti stradali, per un totale di danni stimato in quasi 100 milioni di euro all’anno, senza contare i casi in cui ci sono state purtroppo anche vittime.

Un impegno importante quello a cui siamo chiamati soprattutto alla luce delle stime relative all’aumento della popolazione mondiale e allo stato di degrado ambientale in cui siamo chiamati a operare, una situazione tutt’altro che rassicurante.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nel 2030 l'attuale popolazione mondiale di 7,6 miliardi dovrebbe raggiungere 8,6 miliardi e, nel 2050 9,8 miliardi, ovvero un aumento annuale di 83 milioni di persone. Al tempo stesso stiamo assistendo a una situazione di deterioramento ambientale senza precedenti caratterizzata da un rapido degrado dei suoli, delle acque dolci, degli oceani, delle foreste e della biodiversità. Inoltre, il cambiamento climatico, conseguenza anche di un modello di sviluppo selvaggio, sta causando ingenti danni aumentando i rischi associati a disastri, come siccità e inondazioni.

Considerati nel loro insieme, gli ultimi cinque anni sono risultati i più caldi dell’era moderna; i dati di Nasa-Noaa delineano un quadro allarmante rispetto ai cambiamenti climatici: dal 1888 la temperatura media globale è salita di circa 1°C. Tra le principali cause si annovera l’aumento di CO2 e gas serra, con anomalie maggiori alle alte latitudini, intorno al mar glaciale artico sopra l'Europa e l’Asia nordorientale, dove si sono superati i +5 °C. Inoltre, stando al rapporto dell’Organizzazione internazionale della metereologia-2018, la maggior parte dei pericoli naturali vissuti nel 2018 da circa 62 milioni di persone sono associati a fenomeni meteorologici e climatici estremi: ondate di caldo e siccità, incendi, cicloni tropicali, uragani, alluvioni devastanti, freddo e neve.  Non rassicurati anche le notizie che arrivano dallo stato sulla biodiversità del WWF (Living Planet Index) dove si registra, tra il 1970 e il 2014, un declino del 60% delle popolazioni di vertebrati. Le minacce che minano le oltre 8.500 specie a rischio di estinzione presenti nella Lista Rossa dell’IUCN riguardano soprattutto l’eccessivo sfruttamento e le modifiche degli ambienti naturali, il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie invasive.

Per rispondere alle sfide alimentare dei prossimi decenni sarà necessario non solo produrre di più ma in maniera consapevole nel rispetto della natura. Ciò sarà possibile solo attraverso al promozione di modelli di sviluppo sostenibili in grado di tutelare l’ambiente e garantire un utilizzo ottimale delle sue risorse.

In questo contesto l’agricoltura italiana, grazie anche al contributo della nuova generazione di agricoltori, si è dimostrata capace di raccogliere le sfide del millennio tanto che oggi è tra le più “green” d’Europa.

L’agricoltura italiana ha fatto proprio il concetto della Green Economy e si conferma anche per i giovani un settore dinamico di grande attrattività: in Italia sono circa 35mila i giovani che hanno presentato domanda per l’insediamento in agricoltura nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea.

I giovani agricoltori contemporanei stanno rivoluzionando le campagne italiane con competenza e voglia d’innovazione, mettendo le loro intelligenze e la loro sensibilità al servizio di modelli orientati alla sostenibilità, alla salvaguardia e alla gestione efficiente delle risorse” – sostiene Veronica Barbati delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa – “non è un caso infatti che più di tutti abbiamo saputo e sappiamo cogliere le opportunità dell’agricoltura 4.0”.

Di fatto, la legge d’orientamento 228/2001 ha aperto la strada all’agricoltura multifunzionale e giocato un ruolo propulsivo all’ingresso dei giovani in agricoltura; il 70% delle imprese under 35 opera in attività rurali, dalla trasformazione alla vendita diretta, dalle fattorie sociali, agli agriasilo e agli agriturismi, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Le attività “multifunzionali” pesano per il 20% sull’intero valore della produzione agricola italiana interessando il 10% delle imprese, nel caso del sub-campione di quelle giovani l’incidenza arriva al 18%.

Per vincere le sfide presenti e future abbiamo bisogno di conoscenza, passione, tenacia e coraggio – ha concluso Veronica Barbati – l’Earth Day è il giorno di chi se ne prende cura e la ama ogni giorno, è il nostro giorno tutto l’anno”.