1 Ottobre 2014

Dopo Brunello di Montalcino, CFS scopre mozzarella di bufala taroccata

Il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto nel pistoiese mozzarelle di bufala prodotte senza latte di bufala. E’ l’ennesimo caso di adulterazione scoperto dalle nostre forze di Polizia che si traduce in danni per i consumatori e per l’agricoltura.

Dal 2007 sono più che triplicate le frodi alimentari: cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffatti o falsificati. Dopo i numerosi casi dell’olio extravergine tagliato e adulterato, e alla recente truffa del Brunello di Montalcino, tocca questa volta ad un altro prodotto simbolo del nostro Made in Italy agroalimentare, la mozzarella di bufala, essere oggetto dell’ennesimo tentativo di danneggiare il consumatore adescato da etichette ingannevoli e dall’interesse nei confronti di un prodotto apprezzatissimo.

E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare il sequestro da parte del Corpo Forestale dello Stato di una ingente quantità di falsa mozzarella di bufala dagli scaffali di 7 supermercati toscani. Il prodotto riportava in etichetta di essere realizzato con latte di bufala, mentre l’analisi degli ingredienti ha evidenziato che la maggioranza del latte adoperato era di altra natura, presumibilmente vaccina. Il tutto è partito da un controllo effettuato in un discount di Ponte Buggianese, dove i forestali del Comando Stazione di Pistoia hanno trovato esposte alla vendita confezioni di mozzarella falsamente etichettate.

Il prodotto, inoltre, veniva commercializzato adoperando una testa di bovino stampigliata sulla confezione, con evidente richiamo al logo della mozzarella di bufala campana Dop, e veniva posto in vendita nel medesimo scaffale di quest’ultima. “Anche in provincia di Pistoia gli organi preposti al controllo - commenta Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia - stanno facendo un grande e capillare lavoro sul territorio regionale e nazionale; lo dimostra anche questa operazione che ha permesso di togliere dal mercato, smascherare e sanzionare, un prodotto chiaramente ingannevole sia nell’etichetta, che nel contenuto.
E’ necessario studiare a fondo il fenomeno per supportare l’ottima e costante attività delle forze dell’ordine e stringere le maglie larghe della legislazione nazionale e comunitaria, con l’estensione a tutti i prodotti dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime impiegate negli alimenti”.